Il campo è lo stesso, delimitato dal nuovo nomenclatore ministeriale delle prestazioni sanitarie meglio conosciuto come decreto Schillaci, emanato lo scorso novembre, sospeso il 30 dicembre dal Tar del Lazio su input dei privati accreditati, quindi riattivato dallo stesso Tribunale su disposizione del Consiglio di Stato 24 ore dopo, generando non poca confusione tra gli addetti ai lavori. La partita in gioco è altrettanto caotica, ma duplice. Da una parte ci sono gli ambulatori e i laboratori di analisi convenzionati siciliani, che oltre a proclamare lo stato di agitazione contro la riforma in atto, «colpevole», secondo i sindacati di categoria, di ritoccare con ribassi fino al 50% le tariffe di alcuni esami diagnostici dopo un trentennio di stasi, da ieri hanno di fatto sospeso le prestazioni prescritta dopo il 29 dicembre perché «sottocosto», rimandando i pazienti indietro, mentre su un altro fronte, quello dei medici di famiglia, il passaggio dal vecchio al nuovo sistema sta causando difficoltà logistiche, tanto che molti camici bianchi dell’Isola hanno deciso di limitare allo stretto necessario le ricette dematerializzate. Il consiglio è arrivato dalla Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, «ed era inevitabile, visti i tempi tecnici necessari per allineare il nuovo casellario con i sistemi informatici che utilizziamo per emettere le prescrizioni», sottolinea Luigi Galvano, segretario del sindacato per la provincia di Palermo, evidenziando che il problema non è solo siciliano, ma di tutte quelle regioni che non hanno una propria piattaforma digitale dedicata alla materia e che si affidando all’impalcatura ideata dalla Sogei.
In sintesi, dopo l’entrata in vigore del tariffario ministeriale, le «software house, le società di informatica che hanno creato i programmi con i quali lavoriamo, non sono ancora in grado di trasmettere a pieno i flussi prescrittivi a Sogei, che spesso blocca in parte o totalmente le prescrizioni». Dall’assessorato regionale alla Salute confermano l’ostacolo, ricordando che le società in questione hanno avuto pochissimo tempo (da Capodanno) per aggiornare il sistema di codifica e che all’appello manca il 10-15% delle 2.700 voci del nomenclatore. Ma c’è anche un altro problema. I medici di base, spiega Marco Alise, segretario regionale dell’Fmt, la Federazione dei medici territoriali, «in queste ore non riescono a trovare nel tariffario alcuni esami come la ricerca degli anticorpi della Toxoplasmosi, consigliata per le donne in gravidanza, o le prove allergologiche: sembrano spariti». Dall’assessorato fanno sapere che anche questo tipo di difficoltà sarà superata a breve: è probabile che nel trascrivere tutte le voci del casellario, integrandole con quelle preesistenti nel catalogo regionale, sia sfuggito qualcosa.
Tutti i nodi saranno discussi oggi, nelle stanze di piazza Ziino a Palermo, dove il direttore della Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, ha convocato i manager delle Asp per fare il punto della situazione, mentre il presidente della Regione monitora la situazione cercando il dialogo con Roma: «La vicenda del nuovo tariffario sulle prestazioni sanitarie», rimarca Renato Schifani al nostro giornale, «è alla mia attenzione già da alcuni giorni. Oggi (ieri, per chi legge, ndr) con il ministro della Salute Schillaci abbiamo provato a sentirci telefonicamente, ma senza fortuna per impegni reciproci concomitanti. Ci riproveremo nelle prossime ore per poter fissare un appuntamento e individuare, congiuntamente ai tecnici ministeriali e regionali, la soluzione più idonea per superare le difficoltà attuali».
Intanto però, continua Alise, «noi medici di famiglia ci troviamo nel caos, anche a causa dello stato di agitazione dei privati convenzionati, che rifiutano di eseguire alcuni esami diagnostici prescritti, se non a pagamento, senza convenzione. Molti pazienti tornano indietro, ma noi possiamo far nulla, se non indirizzarli verso gli ospedali». Anche su questo aspetto, sulla (parziale) «serrata» dei laboratori e degli ambulatori accreditati, l’assessorato ha acceso un faro vigilando sui casi di rifiuto. Il tema della riduzione delle tariffe è stato sollevato ieri da Italia Viva, che durante il question time alla Camera ha chiesto spiegazioni in merito al governo. Per il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i rimborsi «risultano in generale più remunerativi», perché «sono stati impiegati 550 milioni in più rispetto alle precedenti risorse».
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