Si chiama Joseph, ha circa 23 anni ed è originario del New Jersey il turista americano accusato di essere l'aggressore del ventinovenne bengalese accoltellato nella notte tra venerdì e sabato in Vucciria. I fendenti sarebbero stati sferrati in via Argenteria, all'altezza del civico 28, proprio difronte la casa vacanza in cui alloggiava il giovane statunitense. È lì che la squadra mobile avrebbe trovato le tracce di sangue del giovane originario del Bangladesh ferito al petto, alla testa, alla mano e al mento: il ventinovenne è ora ricoverato al reparto della chirurgia toracica dell'ospedale Civico, fuori pericolo di vita, dove è arrivato d'urgenza dopo aver perso molto sangue. Segni ematici trovati anche sul giubbotto della vittima, ritrovato dagli inquirenti tra i cassonetti di piazza Garraffaello dove era stato gettato.
Tutto si sarebbe svolto in circa cento metri, un fazzoletto il cui centro gravitazionale è proprio la casa vacanza dove al momento si trovano i due connazionali e compagni di viaggio di Joseph, arrestato ieri (15 dicembre) dopo che la procura guidata da Maurizio de Lucia ha emesso il provvedimento di fermo: l'accusa è di tentato omicidio con l'aggravante dell'utilizzo di un'arma. Di quella notte, però, gli amici non sembrano sapere molto: a ricostruire i fatti, seppur in modo confuso, è uno dei due connazionali, che dalla soglia della porta al civico 27, dove si trova il bed and breakfast, ha raccontato, tra un italiano un po' stentato e l'inglese, la sua versione. Non se l'è sentita di dire come si chiamava e si è detto estraneo ai fatti perché «ero a casa, stavo dormendo», spiega. «Non so cosa sia successo, ero a casa e non ho parlato con il mio amico. La mattina è arrivata la polizia e lo ha portato con sé. Siamo del New Jersey». Nel suo racconto non c'è spazio per la presunta rissa che avrebbe preceduto l'accoltellamento, «non saprei ripeto che stavo dormendo», e non ricorda se il terzo giovane era a casa o anche lui fuori. I tre sarebbero ripartiti tra qualche giorno, ma adesso tutto si complica: «Dovevamo partire tra circa tre giorni - prosegue il giovane statunitense - ma adesso non sappiamo. Attendiamo delle direttive, diciamo che per ora attendiamo il nostro amico».
Istruzioni più dettagliate che potrebbero arrivare già domani (lunedì 16 dicembre) dopo l'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo, che per legge deve avvenire entro le 48 ore. Domani, dunque, l'ultimo giorno utile: Joe sarà sentito dai magistrati e sarà assistito da un avvocato assegnato dal Consolato americano di base a Napoli da cui dipende anche Palermo.
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