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Movida a Palermo, dopo lo stop di 5 giorni riapre domani il Castigamatti

Il Suap, lo Sportello unico per le attività produttive, ha disposto la sospensione di cinque giorni dell’attività del Castigamatti di piazza Aragona, uno dei pub più conosciuti della movida palermitana. Il provvedimento, deciso in seguito ad alcune violazioni che sarebbero state accertate nel corso di precedenti accertamenti amministrativi, era scattato martedì scorso per cui il locale riaprirà già domani. La misura, eseguita dai poliziotti del commissariato Oreto, sarebbe stata adottata per sanzionare la diffusione di musica a volume eccessivo e l’occupazione abusiva di suolo pubblico violando anche il regolamento sui dehors.

A novembre un’ispezione della polizia municipale aveva già portato allo stop temporaneo dell’attività musicale del pub e al sequestro delle apparecchiature.

Secondo quanto accertato in quell’occasione dagli agenti, la perizia fonometrica presentata dal Castigamatti per ottenere l’autorizzazione per l’intrattenimento musicale non avrebbe rispettato le norme previste perché i rilievi sarebbero stati effettuati in un punto non conforme, anziché nell’abitazione più vicina al locale come richiesto dal regolamento. Nel corso dello stesso controllo i vigili urbani avevano contestato anche l’occupazione di circa 40 metri quadrati di suolo pubblico con arredi e strutture non autorizzati. L’assenza delle necessarie concessioni comunali e del nulla osta della Sovrintendenza ai Beni culturali, in considerazione della rilevanza storica di piazza Aragona, aveva comportato l’applicazione di una multadi oltre 6 mila euro.

I titolari del Castigamatti avevano però respinto ogni addebito spiegando che l’attività si era svolta «nel rispetto assoluto della normativa regolamentare previsto».

Ma durante il precedente sopralluogo si era anche verificato un episodio controverso. All’interno del locale era stata riprodotta a volume elevato la canzone di epoca fascista Faccetta nera: gli agenti della polizia municipale lo avevano interpretato come un atto di apologia del regime fascista presentando una denuncia. La versione dei gestori era stata però completamente differente. Avevano sostenuto che il brano sarebbe stato mandato dal barman agli altoparlanti di un cellulare senza l'intento di diffondere un messaggio politico ma solo come una reazione provocatoria.

Inoltre il dipendente «stava agevolando le forze dell’ordine a smontare l’apparecchiatura posta sotto sequestro - aveva scritto i titolari in una nota -. Non è stata riprodotta in filodiffusione né tantomeno da alcun dj, né ad alto volume o tramite amplificazione. Era soltanto il sottofondo di chi si è sentito nuovamente costretto ingiustamente a sottostare a un atto di repressione».

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