Nemmeno la vendita all’asta della Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato di Cinisi basterebbe a onorare il debito milionario accumulato nei confronti del fisco da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti il 9 maggio del 1978. Su di lui, infatti, grava un debito di un milione e 307 mila euro nei confronti dell'Agenzia delle Entrate, una somma che supera di gran lunga il valore complessivo dei beni pignorati, stimato in poco meno di 400 mila euro.
Tra questi spicca appunto la Casa Memoria, simbolo della lotta a Cosa nostra, il luogo dove sono conservati gli archivi storici di Peppino che è stata valutata 140 mila euro, ma ci sono anche magazzini, terreni agricoli e fabbricati rurali che sono stati inclusi nella procedura esecutiva. In nessun modo, però, il ricavato della loro vendita potrà essere sufficiente per soddisfare le esigenze dei due creditori.
Non è stata ammessa al pignoramento, invece, la casa di Cinisi dove attualmente risiede Giovanni Impastato che pure potrebbe fare aumentare la consistenza patrimoniale da mettere a disposizione per ricomporre la situazione. Come evidenziato dalla perizia redatta dal tribunale, l’appartamento risulterebbe totalmente abusivo e quindi non sanabile. Secondo il tecnico, visto che l'immobile ha gravi carenze dal punto di vista della conformità urbanistica, non può essere commercializzato, né valorizzato come bene strumentale per coprire quanto dovuto dal proprietario. In altre parole la palazzina dovrebbe prima essere buttata giù e poi venduto il terreno su cui è stata costruita. Tuttavia l’esperto ha constatato che «il costo di demolizione - sono le conclusioni dell’architetto incaricato - è maggiore del probabile valore di mercato del suolo su cui insiste. Pertanto ritiene che il bene non abbia alcun valore di mercato».
L’Agenzia delle Entrate si è aggiunta alla causa intestata dall’attore Dario Veca, difeso dall’avvocato Salvatore Orlando, che - perse le speranze di riavere indietro un prestito di 130 mila euro elargito al fratello del fondatore di Radio Aut - si era rivolto al tribunale ottenendo il pignoramento dei beni di Impastato, tra cui Casa Memoria, ricevuta in eredità dopo la morte nel 2004 della madre Felicia. A scongiurare il rischio che l’abitazione di corso Umberto I 220 possa andare perduta e con essa la memoria e il valore dell’impegno contro la mafia che Felicia ha rappresentato, e incarna ancora nonostante siano passati tanti dalla sua scomparsa, ci hanno pensato la Regione e la Sovrintendenza dei Beni culturali che, con una nota del febbraio dell’anno scorso, hanno fatto sapere di essere pronti a esercitare il diritto di prelazione nel caso di «esecuzione forzata». Il soprintendente Selima Giuliano, figlia di Boris Giuliano, il capo della Mobile ucciso dalla mafia il 21 luglio 1979, aveva già precisato che la Casa Museo è sottoposta, «unitamente a 140 reperti in essa custoditi», a una dichiarazione «di eccezionale interesse etno-antropologico», diffidando «il proprietario» e «chiunque ne abbia il possesso» a effettuare «ogni spostamento» o «utilizzo» senza il preventivo parere del dipartimento regionale dei Beni culturali e della Sovrintentenza. Da parte di Giovanni Impastato, da noi contattato, nessuna replica.
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