«Piccolo mio, eri la mia luce. Eri il mio sole. Ora sono al buio. Sono vuota, sono morta lì con te amore mio. Ti amo da morire. Mi manchi mi hai lasciato troppo presto. Mi avevi promesso che non te ne andavi, che mi avresti sposata. Mi dicevi sempre “non ti preoccupare non me ne vado, torno sempre da te ti devo mettere l’anello al dito e farci una famiglia”. Ma ora? Ora niente ha più senso amore della mia vita».
Le parole di Ylenia, la fidanzata di Gianluca Billitteri, fanno male anche a distanza di giorni. Il «gigante buono» non c’è più, portato via da un incidente stradale nella notte tra giovedì e venerdì, con tanti punti ancora da chiarire (vedere l’articolo qui sopra), ma ieri era il giorno del dolore. Il rombo dei motori delle automobili che tanto amava, le note delle sue canzoni preferite e le lacrime dei moltissimi amici e parenti hanno accompagnato Gianluca Billitteri nel giorno del suo funerale.
Un’intera comunità si è stretta, a Boccadifalco, attorno al ricordo del trentaduenne, che ha perso la vita in uno schianto in viale Regione Siciliana. Nella chiesa della Madonna del Rosario, in piazza Pietro Micca, per le esequie si sono raccolti amici, conoscenti e familiari, tutti uniti nel dolore. Gianluca, giovane originario del quartiere, era un volto familiare nella zona.
Fra i tanti amici che condividevano con lui l’amore per i motori e il fascino delle Alfa Romeo, c’erano i suoi compagni «alfisti». Billitteri, vicepresidente del prestigioso The Best Club Alfa, viveva questa passione in ogni momento, e proprio al volante della sua amata Alfa Romeo 156 si trovava quella terribile, ultima sera.
«Ci mancherai, Gianluca - dice una donna in lacrime - eri una persona solare, sempre sorridente e un gran lavoratore, sii l’angelo dei tuoi amici, dei parenti e della tua amata fidanzata, proteggili da lassù». Il parroco ha ricordato Gianluca nella sua omelia: «Era un bravissimo ragazzo, amato da tutti e sempre con il sorriso. Gentile e allegro, amava giocare a carte e quando vinceva alla fine di tutto restituiva sempre i soldi perché “è un gioco”, diceva. Gli piaceva scherzare, perché lui, il gigante buono, era fatto così».
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