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Il boss Filippo Graviano resta al 41 bis: per la Cassazione il ricorso è inammissibile

Filippo Graviano

«Il ricorso sulla richiesta di revoca del carcere duro è inammissibile». La Corte di Cassazione non prende nemmeno in considerazione il ricorso presentato da Filippo Graviano, boss di Brancaccio, confermandogli il regime del 41 bis. La sentenza è del 14 ottobre: secondo la Suprema Corte «gli accertati contatti con il clan di appartenenza, mantenuti attraverso alcuni familiari», potrebbero comportare il rischio «di un loro ripristino e della mancanza di una reale dissociazione da tale contesto criminoso» da parte del mafioso.

Graviano, difeso dall’avvocato Carla Archilei, del Foro di Perugia, è in carcere dal 1994: aveva chiesto la revoca del carcere duro sostenendo di aver intrapreso un percorso di rieducazione e di essersi dissociato da Cosa nostra, come aveva dichiarato in aula nel 2021.

Nel suo ricorso, il boss aveva anche fatto leva su una condotta carceraria regolare e sull'impegno nello studio, affermando di aver interrotto i rapporti con il fratello Giuseppe, anch'egli condannato all'ergastolo.

Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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