Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Rodolphe Ballaera, belga con origini siciliane, Paolo Falavigna, milanese, e Antonio Lo Manto, esponente del clan mafioso di Brancaccio, ritenuti i vertici dell’organizzazione criminale con legami con Cosa nostra e Camorra, scoperta dalla Procura Europea, che avrebbe messo a segno una frode Iva da oltre 500 milioni. L'inchiesta ha portato a 47 misure cautelari e al sequestro di resort, immobili, auto e oggetti di lusso per oltre 500 milioni. I tre, come la maggior parte degli indagati, hanno scelto di non rispondere al gip durate gli interrogatori di garanzia che si sono tenuti venerdì e sabato e che dovrebbero concludersi oggi. Secondo gli inquirenti l’organizzazione avrebbe l’altro, «agevolato economicamente consorterie di stampo mafioso, tra cui il clan camorristico Di Lauro di Scampia ed il clan camorristico Nuvoletta di Marano di Napoli, reinvestendo i proventi illeciti nel circuito della frode all’Iva e successivamente riversando i profitti anche per il complessivo sostentamento della organizzazione criminale». I referenti in Cosa nostra dell’organizzazione, secondo l’accusa, erano Antonio Lo Manto e Pietro Conoscenti, mentre Salvatore Tamburrino, Vincenzo Perrillo e Espedito Colonna erano i ganci con la camorra, e garantivano «la reciproca correttezza nella gestione degli affari, il recupero delle somme di denaro derivanti da eventuali ammanchi di gestione», e cercavano di «comporre i conflitti e le controversie, non solo di natura economica, eventualmente nate tra i diversi associati e tra costoro e soggetti esterni utilizzati nel circuito nazionale ed internazionale della frode all’Iva». Nell’indagine è coinvolto anche il romano Marco Mezzatesta che, attraverso una propria autonoma struttura organizzativa, con uffici a Fiumicino presso la Connex Italy srl, manteneva rapporti di collaborazione con gli altri gruppi criminali offrendo loro servizi di brokeraggio. L'evasione, realizzata col complesso meccanismo della frode carosello, ha riguardato il settore dei prodotti elettronici e informatici e ha investito diversi Paesi Ue (Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania), coinvolgendo anche 20 società estere.