«Visto avvocato, Dio mi ha dato ragione», sarebbero state queste le parole che Giovanni Barreca avrebbe rivolto al suo difensore Giancarlo Barracato, che ieri l’ha incontrato nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, quando gli è stato comunicato l’esito della perizia che lo ha dichiarato incapace di intendere e di volere. Secondo i professionisti, incaricati dagli inquirenti di redigere la perizia, sarebbe preda di un delirio mistico e, in effetti, anche questa sua ultima affermazione rientrerebbe nel solco dei disturbi mentali di cui soffrirebbe e che non l’hanno più abbandonato dal giorno del massacro. Non si spiegherebbero altrimenti diversi suoi comportamenti: da una parte sostiene di essere soddisfatto di aver assecondato il volere di Dio ringraziando di questo Massimo e Sabrina ma, a tratti, cade nella disperazione perché si è reso conto che la sua famiglia è distrutta e per questo motivo vorrebbe riabbracciare la figlia. In ogni caso continua a ribadire di avere una connessione diretta con entità divine e che riceve annunci speciali da figure spirituali. Barreca è ancora in cella ma dovrà lasciarla per essere trasferito in una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Una struttura in cui sarà tenuto in custodia perché «socialmente pericoloso» anche se contemporaneamente seguirà il percorso di cura rivolto alle persone affette da problemi psichici che hanno compiuto reati gravissimi. Il giudice Erina Cirincione dovrà ufficializzare il provvedimento nell’udienza che si terrà il 13 novembre, poi l’ex muratore uscirà di scena dal processo in quanto «non imputabile» mentre il destino della figlia di Barreca, anche lei accusata di avere ucciso la mamma e i due fratelli, si conoscerà il 7 novembre. Nel processo in abbreviato che la riguarda, il Gup dei minori Nicola Aiello potrebbe decidere di sottoporre alla perizia sulle sue capacità mentali anche la ragazza, che ha compiuto 18 anni il 7 ottobre. In pratica, come per il padre, il giudice dovrà stabilire se è in grado di intendere e di volere e se è capace di sostenere il dibattimento. Barreca, durante i confronti con i medici che l’hanno valutato, ha puntato il dito contro Fina e Carandente, gli altri due indagati per l’omicidio di Antonella Salamone e dei figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni. Entrambi hanno sempre giurato che avrebbero conosciuto la famiglia Barreca durante gli incontri di preghiera, di non essere stati presenti nei giorni dell’orrore e di non sapere nulla delle violenze che sono consumate all’interno della villetta. Una tesi di cui si fa partecipe in maniera accorata il fratello di Sabrina, Antonino Fina: «Sono innocenti - ha detto telefonando in redazione -. È vero che hanno delle accuse importanti ma ancora non c’è nulla di definitivo, non c’è un esito finale anche perché i processi si fanno in tribunale e non sui giornali».