La tragedia sulla Palermo-Sciacca: danza e musica per Riccardo Pardi, fuori pericolo uno dei bimbi
Musica e danza. O meglio gioco. È stato scandito dalla musica brasiliana, che l’apicoltore tanto amava, l’ultimo saluto a Riccardo Pardi. Ieri nella chiesa di Montegrappa i funerali del cinquantunenne morto nel tragico incidente sulla Palermo-Sciacca, sabato scorso: il suo Suv Toyota, una Rav 4, si è scontrato con una Mercedes classe C, con a bordo una famiglia tunisina residente a Ribera. Morti anche Walid e Zina Moussa, i genitori dei tre fratellini sopravvissuti e ricoverati in ospedale. Sulle note brasileire si sono esibiti gli storici compagni di capoeira, arte marziale tipica del Paese sudamericano, che Pardi praticava da circa dieci anni. Con il maestro Bira dos Santos, gli amici di una vita gli hanno reso omaggio, tra gli applausi, a tempo, degli oltre trecento presenti. C’era tutto il quartiere, i compagni della pesca, altra passione del cinquantunenne, e gli amici di sempre. Pardi era molto conosciuto, tanto che la piccola chiesetta, la Santissima Maria Immacolata in Montegrappa, che l’uomo aveva sempre frequentato, non è riuscita a contenere l’ondata di amore che gli è stata riservata. E che è stata sottolineata da don Sergio Ceresi, il parroco che ha officiato i funerali: «Riccardo è sempre stato circondato da grande amore e affetto - ha detto durante la sua omelia - lo stesso che ha sempre riservato in primis alla sua famiglia e a tutti coloro che lo hanno conosciuto. Dove lo si metteva, suonava - ricorda ancora don Ceresi -. Il suo ingegno era una luce per tutti». «Una giornata molto triste - hanno detto alcuni amici - ma siamo felici di aver visto tutta questa folla: c’è tutto il quartiere, per il quale Riccardo Pardi era un punto di riferimento assoluto e ci riempie il cuore». Pardi, come Walid e Zina Moussa, i cui corpi saranno portati direttamente in Tunisia, è morto sul colpo dopo il frontale all’altezza dello svincolo per Giacalone: unici sopravvissuti i tre fratellini nordafricani, trasportati all’Ospedale dei Bambini in elisoccorso. Ieri il più piccolo, di soli 4 anni, dopo essere stato estubato lunedì, ha lasciato il reparto di Rianimazione: è ormai fuori pericolo, circondato dall’affetto dello zio, che non ha mai lasciato la città. Con il parente più prossimo ci sono gli psicologi e il tutore legale, nominato dalla Procura dei minori, che gli ha affidato il piccolo e che segue tutti i prossimi passaggi legali. Stabile, ma comunque grave, il quadro clinico dei due fratelli più grandi, di sei e otto anni: il maggiore già sabato era stato operato d’urgenza alla testa, nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Civico, a causa di emorragie cerebrali. I medici lo tengono ancora in coma indotto e sotto stretta osservazione, stessa condizione del fratello di sei anni, operato per una riduzione di una frattura scomposta al femore al Di Cristina. A destare maggiore preoccupazione all’equipe guidata dal direttore sanitario dell’azienda del Civico e direttore del reparto di Emergenza dell’Ospedale dei Bambini, Domenico Cipolla, è il più grande. Intanto il sindaco di Ribera, Matteo Ruvolo, ha annunciato un incontro con chi ha manifestato l'intenzione di sostenere i fratellini Moussa: l'obiettivo è quello di aprire un conto corrente dove fare confluire gli aiuti. «La comunità ha dimostrato grande commozione e cordoglio per questa tragedia - dice -. Ora è giunto il momento di dare il via a iniziative di solidarietà, a cui la nostra comunità ha sempre mostrato grande partecipazione».