Ancora un nulla di fatto per il piano industriale di Amat. Per la terza volta consecutiva, il Consiglio di amministrazione della partecipata non ha approvato il documento atteso dai sindacati e necessario per il rilancio dell'azienda dei trasporti. Il rinvio, secondo quanto spiegato dal presidente Michele Mistretta, è stato motivato dalla necessità di rivedere alcuni dettagli. Tuttavia, il clima di incertezza ha generato forti critiche.
Concetta Amella, consigliera comunale e componente della commissione aziende partecipate e ambiente, ha espresso grande preoccupazione. «Non si comprendono le logiche attendiste del Cda dell'Amat. Il piano industriale, che avrebbe dovuto essere approvato entro il 30 settembre 2023 secondo quanto stabilito dall'Accordo Conciliativo del 27 giugno e dalla direttiva vincolante dell'11 agosto, è ancora fermo. Questo ritardo sta costando caro: si parla già di 65.000 euro spesi senza alcun risultato concreto».
Amella ha puntato il dito contro Mistretta, accusandolo di confondere il piano industriale con un atto ispettivo o un’interrogazione comunale, e di non aver chiarito la sua posizione in merito. Senza un piano, ha aggiunto la consigliera, «non è possibile definire i servizi dell’azienda né sottoscrivere un nuovo contratto di servizio, la cui approvazione era prevista entro il 31 marzo 2024».
La situazione attuale lascia i servizi di Amat ben lontani dagli standard minimi, ha proseguito Amella, con la città di Palermo che resta tra le ultime nelle classifiche sulla qualità della vita. Da qui, la richiesta urgente al presidente del Consiglio Comunale, Giulio Tantillo, di convocare Mistretta per spiegare ai cittadini le ragioni di questo stallo.Nel frattempo, i sindacati continuano a sollecitare l’azienda affinché si faccia chiarezza sui buoni pasto e sulle condizioni lavorative degli ausiliari, che attendono un contratto full-time.
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