In primo e secondo grado era stato condannato a sei anni e 10 mesi mesi per violenza sessuale, ma la Cassazione ha annullato il verdetto e rinviando a una nuova sezione della corte d’appello di Palermo il processo a carico di don Salvatore Anello, il frate accusato di aver abusato di sei fedeli - due minorenni - durante preghiere organizzate per liberarle da demonio.
L’imputato era difeso dall’avvocato Fausto Amato che ha convinto i supremi giudici che la attendibilità delle vittime non era stata valutata in modo approfondito. Il penalista ha puntato proprio sulla credibilità delle persone offese descrivendole come soggetti che tendono «ad aderire, specie in momenti critici, emotivamente stressanti, a credenze magiche e irrazionali».
«Si tratta di soggetti fragili, - ha scritto nel suo ricorso - con intensa propensione a vivere intensamente le esperienze spirituali, che considerano come reale il mondo magico-superstizioso, i fenomeni paranormali, e che sono convinte dell’esistenza del satanismo e della possessione demoniaca».
«Questo modello culturale appare strettamente embricato ad un contesto di funzionamento personologico (peraltro emerso anche dalla valutazione testologica) caratterizzato da facile suggestionabilità, da dipendenza ed influenzabilità dagli altri», continua. Le vittime, insomma, sarebbero state «di facile suggestionabilità e dipendenza psicologica da figure guida».
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