Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Open Arms, dallo stop allo sbarco al processo. Le tappe della vicenda

The Open Arms ship with 147 migrants on board arrived at dawn this morning in the immediate vicinity of Lampedusa, southern Italy, 15 August 2019. Several patrol boats of the Italian finance guard and the harbor master's office are monitoring the movements of the Spanish NGO boat that headed towards the island of Pelagie, escorted by two military ships, after the Lazio Regional Administrative Court accepted its appeal, suspending the ban on entry into Italian waters ordered by Italian Interior Minister Matteo Salvini. ANSA/ ELIO DESIDERIO

Sei anni di reclusione: questa la richiesta dell’accusa a due anni esatti dall’inizio del processo nei confronti di Matteo Salvini, accusato di aver negato illegittimamente, ad agosto del 2019 alla nave della ong spagnola Open Arms di far sbarcare nel porto di Lampedusa 147 profughi soccorsi in mare. Accuse non nuove per Salvini, già imputato a Catania per una vicenda analoga (il caso Gregoretti) che si era però conclusa con un non luogo a procedere. La nave della Opem Arms rimase 20 giorni ferma davanti a Lampedusa. Furono i magistrati di Agrigento, in seguito a un’ispezione a bordo dell’allora Procuratore Luigi Patronaggio, a ordinare lo sbarco d’urgenza dei profughi stremati dal caldo e dalla traversata in mare. Il fascicolo venne trasmesso alla procura di Palermo, ufficio inquirente del capoluogo in cui ha sede il tribunale dei Ministri, competente in quanto si ipotizzarono responsabilità penali dell’allora titolare del Viminale Salvini. A novembre del 2019 il tribunale dei Ministri ricevette dai pm la richiesta di procedere a indagini preliminari nei confronti del leader della Lega. A febbraio 2020 la decisione del collegio di chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere. Nel provvedimento, con il quale il tribunale accoglie sostanzialmente la ricostruzione dei pm, i giudici affermano il principio dell’obbligo di prestare soccorso in mare e definiscono come «amministrativo» e non politico l’atto di vietare l’approdo ai migranti disposto da Salvini. La decisione di non far sbarcare a Lampedusa i profughi soccorsi, secondo i magistrati, insomma, fu un atto deciso dall’allora ministro dell’Interno individualmente, quindi non «condiviso» con gli altri esponenti del Governo, come invece ha sempre sostenuto il leader della Lega. Il 26 maggio 2020 la Giunta per le immunità del Senato respinge la richiesta ma il 30 luglio l’aula, con 149 sì e 141 voti contrari, concede l’autorizzazione a procedere per l’ex ministro e manda a processo Salvini. Dopo il via libera di Palazzo Madama la palla torna alla Procura di Palermo che sollecita il rinvio a giudizio del leader della Lega. La difesa di Salvini, con l’avvocato Giulia Bongiorno, chiede invece il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o, in subordine, per insindacabilità del fatto. Ma il Gup Lorenzo Iannelli accoglie la tesi dell’accusa e fissa per il 15 settembre 2021 la prima udienza del processo. Un dibattimento, andato avanti per due anni, durante il quale hanno testimoniato, tra gli altri, esponenti politici di primo piano come l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro degli esteri Giuseppe Di Maio o l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, Il tribunale aveva ammesso anche la testimonianza di Richard Gere, salito a bordo della nave per rendersi conto di persona delle condizioni dei migranti, ma l’attore americano aveva dovuto rinunciare perché impegnato sul set di un film. (ANSA).

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