Su Natal si allunga l’ombra dei vecchi boss. Il legame tra Cosa nostra e il Brasile è antico e da sempre fruttuoso, tanto da avere spinto Antonino Spadaro, Ninuzzo, figlio dello storico padrino della Kalsa e re del contrabbando Masino Spadaro, a trasferirsi nel Sud America almeno dal 2008. Già in quell’anno infatti ci sono le prime tracce del figlio d’arte nella città brasiliana della costa Atlantica a Nord di Rio de Janeiro, per lui già destinazione di diversi viaggi intercontinentali, in cui, dopo l’arresto nel dicembre dello stesso anno sul territorio italiano, Spadaro aveva fretta di tornare.
Più che un arresto, il suo, è stata una vera e propria consegna concordata con le autorità: Ninuzzo a novembre 2008 si era ritrovato con un debito nei confronti della giustizia italiana sulla testa, che aveva deciso di saldare immediatamente per poter tornare il prima possibile nella nuova terra promessa. L’accusa, notificata il giorno del suo compleanno (il 12 novembre, ndr), era di aver rifornito di cocaina una famiglia di pusher di Casteldaccia, centro nel quale Spadaro era residente.
Ma dove l’ordinanza di custodia firmata dal Gip di Termini Imerese, Giuliano Castiglia, non lo aveva trovato. Così, il figlio del re del contrabbando, divenuto in automatico ricercato, decise di tornare in Italia per sbrigare la faccenda e il 10 dicembre i carabinieri lo arrestarono sulla scaletta dell’aereo appena atterrato a Malpensa. Il boss fu rinchiuso nel carcere di Busto Arstizio in attesa del trasferimento a Palermo, dove a seguito del processo scontò la pena agli arresti domiciliari. Chiuso il suo conto, per il momento, con la giustizia italiana, volò nuovamente in Brasile, dove ha tutt’oggi i suoi affari. Che si potrebbero intrecciare con l’inchiesta Arancia: l’attività di indagine della Procura palermitana non si è conclusa, si approfondiscono legami e contatti, anche con clan e organizzazioni brasiliane certamente avvenuti, ma l’amicizia tra Ninuzzo e Giuseppe Calvaruso, capomafia di Pagliarelli e ai vertici del riciclaggio internazionale grazie al (presta)nome dell’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno, è sempre stata salda.
Un servizio completo di Davide Ferrara sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi
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