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Donna sentinella del boss in gelateria, l’inchiesta sui negozi Brioscià-Sharbat a Palermo si concentra sull’indagata Gnoffo

La moglie di Micalizzi: «Maria, devi stare alla cassa. Michele ha paura che gli altri rubino»

brioscia

Ha risposto e respinto le accuse. Mario Mancuso, difeso dagli avvocati Lorenzo Bonaventura e Riccardo Ruta Ruta, si è seduto davanti al Gip Lirio Conti, presente anche il sostituto procuratore Federica La Chioma, e non si è trincerato dietro il diritto di non rispondere alle domande. L’interrogatorio di garanzia dell’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e della Dda, che ha coinvolto le gelaterie a marchio Brioscià e Sharbat e i legami con il vecchio boss di Partanna Mondello, Michele Micalizzi, si è svolto anche per quest’ultimo: e il genero di don Saro Riccobono si è invece avvalso della facoltà di non rispondere.

Il primo round di quello che sarà - presumibilmente - un lungo procedimento contro l’imprenditore e le vecchie famiglie di Cosa nostra, mentre dalle quasi quattrocento pagine dell’inchiesta emerge la figura della sentinella del vecchio padrino, Maria Gnoffo. Stretta amica di Margherita Riccobono, figlia del patriarca Rosario Riccobono e moglie di Micalizzi, Gnoffo avrebbe avuto un ruolo di rilievo all’interno delle gelaterie. Un vero e proprio braccio destro, una donna di fiducia per Micalizzi: Gnoffo gli dava del lei in segno di rispetto, anche dopo essere stata assunta in nero dal 2018. La donna riferiva con frequenza alla Riccobono problemi e routine dei due punti vendita in via Pipitone Federico e via Mariano Stabile, che proteggeva anche da eventi che potessero intaccare le risorse economiche delle attività: «Ci servi tu alla cassa - le diceva in una telefonata Margherita Riccobono - perché ha paura (Micalizzi, ndr) che gli altri rubino. Mi diceva proprio così, a me mi fa comodo avere Maria nelle gelaterie».

Donna di fiducia, che tra il 2017 e il 2020 aveva anche ricoperto la carica di rappresentante legale della società di Margherita Riccobono (la Magis sns), Gnoffo, grazie all’amicizia con la moglie del boss imponeva anche le sue scelte a Mancuso, che in un’occasione era rimasto sorpreso dal rifiuto della Gnoffo di rispettare gli orari di lavoro imposti, come lei stessa raccontava a Riccobono: «Mario (Mancuso, ndr) voleva che ci arrivassi alle sei del mattino».

Una richiesta, quella dell’imprenditore, mai soddisfatta grazie all’intervento di Michele Micalizzi. Gli aggiornamenti sui guadagni, invece, avvenivano direttamente con il boss: «Mi dice mio figlio (Giuseppe, ndr) che fa una media di 1.200-1.300 scontrini... mettiamo a una media di tre euro l’uno e sono già cinquemila euro...». Gnoffo precisava: «Anche di più! Una brioche sono 2 euro e cinquanta, di solito sono sempre due, tre... difficilmente viene una persona a prendersi un gelato, di solito viene sempre con un’altra persona».

«E in via Pipitone si lavora?», proseguiva il boss. «Lì si lavora molto con le torte da asporto, i mignon - puntualizzava Gnoffo - fino all’altro giorno io ho contato due torte, 53 euro, 43 euro, 36 euro... lì sono scontrini più grossi, non c’è la cosa del gelato». Una presenza rassicurante per Micalizzi, forse troppo ingombrante per l’imprenditore, che nel 2018 provò ad allontanarla per il periodo invernale, come Gnoffo racconta a zia Margherita: «Quello (Mancuso, ndr) mi diceva ma Bagheria ti viene lontana? Perché la sanitaria Demma deve aprire a Bagheria. Questo mi sta cercando il lavoro a me». In sostanza, non la voleva tra i piedi. Anche in questo caso, la Riccobono aveva assicurato l’intervento del marito: «Ci posso chiedere a mio marito, domani ne parli con lui».

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