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«La vita in fumo, finora solo promesse», a Palermo l'odissea di una famiglia che ha perso tutto negli incendi dell'estate scorsa

La rabbia di Claudio Meli: «Il Comune ristruttura la palazzina di via Erice, ma la mia casa rimane uno scheletro annerito». Il rogo lo scorso anno partì dalla vegetazione mai rimossa dal torrente

Una vita andata in fumo in pochi minuti. Letteralmente, in un mix fatale di mancata rimozione di rifiuti e fuoco doloso. Un disastro che finora resta «senza responsabili» ma con tante famiglie ferite.

A un anno dall’incendio a Borgo Nuovo, della casa di Claudio Meli restano solo uno scheletro annerito e relazioni di esperti da portare a dicembre nella causa contro il Comune, accusato di averli abbandonati. Tutto il passato in un fascicolo consegnato al legale che li rappresenterà, l’avvocato Edno Gargano. In una notte, l’apicoltore e la moglie Laura hanno perso - ad esempio - le foto del matrimonio, quelle dei due figli, i mobili, tutti i vestiti, la Tv e i computer. Tutte quelle cose che fanno una «casa», quella che oggi non hanno più.

O perlomeno, non quella familiare dalla quale il 25 luglio dello scorso anno scapparono in tutta fretta per evitare la morte. Ma fino a quel momento, topi e i serpenti gli avevano fatto compagnia assiepati tra i materassi, i rifiuti e le erbacce diventate foresta che avevano inghiottito il vicino torrente Passo di Rigano. Dolore e rabbia per le promesse mancate. Da due settimane il Comune sta ristrutturando le palazzine popolari di via Erice, a loro non spetta al momento altro che un aiuto per pagare l’affitto. Ma è una soluzione che non li consola.

L’indignazione di Meli è scattata dopo aver letto l'intervista rilasciata dal sindaco al Giornale di Sicilia, dove si parlava appunto della ricostruzione delle case distrutte al Cep come simbolo di risposta immediata alle istanze dei cittadini.

«Casa mia, anzi lo scheletro di casa mia è sempre lì dove è sempre stato - dice l’apicultore -. Si sta lentamente deteriorando, piuttosto che subire rifacimenti e il caro sindaco si dimentica di dire che quelle che stanno iniziando a sistemare sono case popolari. Mentre a noi, lui e i suoi assessori, hanno detto esplicitamente che siamo privati e non ricadiamo sotto la loro responsabilità. Al cittadino privato che però paga le tasse e pure l’aria che respira non spetta nulla... serie A e serie B, come in tutto».

Dal Comune alla famiglia sarebbero arrivati aiuti per circa 10 mila euro, tra contributo per l’affitto che sarebbe coperto fino a marzo del 2025 e beni di prima necessità. «Comprendiamo il dramma di tante famiglie - replica Roberto Lagalla - costrette a lasciare le proprie case. L’amministrazione, con senso di responsabilità, ha subito riprotetto, fin dal primo giorno, tutti i nuclei familiari, non ultima la famiglia Meli, non lasciando solo nessuno. A inizio anno, rispettando i tempi previsti, abbiamo anche inviato la certificazione dei danni stimati dai privati al dipartimento di Protezione civile regionale, nell’ambito della dichiarazione dello stato di emergenza, ai fini della contribuzione prevista da parte del governo nazionale. È chiaro, però, che si tratta di somme che non deve erogare il Comune».

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