
Il giovane che non può morire, perché dopo tre giorni non ha ancora un nome né si conosce la sua nazionalità. Le speranze sono appese a un filo: i medici si apprestano a dichiarare la morte cerebrale per il ragazzo di 17 anni pestato dal branco nel centro storico, in agonia da giovedì pomeriggio, da quando cioè è stato portato in condizioni critiche al Policlinico di Palermo. Il paradosso però, in un quadro clinico compromesso e in cui la Tac ha emesso il suo impietoso verdetto, è che non si può avviare il procedimento che inizia con la dichiarazione di morte cerebrale, perché si tratta di un minorenne: e dato che si devono prioritariamente avvisare i familiari, se non viene accertata la sua identità tutto si inceppa.
Le sue condizioni sono disperate, solo un miracolo potrebbe fare risvegliare il giovane. Ma la situazione è resa incredibile dal fatto che, al momento del pestaggio di cui è rimasto vittima, il giovane ferito fosse privo di documenti: il fatto che ora sia in coma e senza un nome complica la faccenda. Non sono chiare le sue frequentazioni, né dove vivesse e nessuno si è ancora fatto avanti, non ci sono familiari che lo hanno cercato, nel reparto di Terapia intensiva in cui è ricoverato da ormai tre giorni. Le indagini sulla brutale aggressione, comunque, se dovesse arrivare la dichiarazione di morte cerebrale, potrebbero virare sull’omicidio.
La nuova pagina nera sulla violenza rilancia con forza e drammaticità l’allarme sul disagio giovanile in una città in cui la ferocia è pronta a esplodere per un nonnulla, con esiti spesso tragici. La mancata identificazione è un’ulteriore spia di un disagio sempre più evidente: spesso i ragazzi che, come il ferito, graviterebbero in ambienti borderline, si muovono senza dare punti di riferimento in una casa, una famiglia, un gruppo di amici.
I poliziotti sono al lavoro per individuare i gruppi entrati in azione giovedì pomeriggio tra via Maqueda e via Fiume. Le indagini vanno avanti a ritmo serrato e gli agenti hanno raccolto testimonianze e acquisito le registrazioni degli impianti di videosorveglianza installati nella zona, per dare impulso agli accertamenti. La vittima era stata portata al pronto soccorso del Policlinico, dove era stata trasferita con un’ambulanza in considerazioni disperate. Il quadro clinico da allora non è cambiato. Di certo il diciassettenne è stato picchiato selvaggiamente e i soccorritori lo hanno trovato sull'asfalto privo di sensi, in un lago di sangue. A massacrarlo sarebbe stato un gruppetto di giovani arrivati da Ballarò per compiere una spedizione punitiva che potrebbe essere collegata a una lite scoppiata poco prima.
Il minorenne intorno alle 15 sarebbe stato protagonista di un’altra lite nella stessa area del centro storico, a due passi dalla stazione centrale: si trovava assieme ad altri stranieri, una combriccola che molti residenti della zona individuano tra quelle dedite all’attività di spaccio quasi alla luce del sole. Il giovane e gli amici avrebbero allontanato, secondo alcuni testimoni, un venditore ambulante che si era piazzato lì con la motoape con la quale è solito vendere pannocchie. Un battibecco di qualche minuto che avrebbe mandato su tutte le furie il commerciante palermitano, salito a bordo del suo mezzo, con cui aveva iniziato a inseguire i ragazzi, tentando di investirli. «Saliva anche sui marciapiedi», raccontano alcuni testimoni. Poi l’arrivo dell’altro gruppo e la brutale aggressione. Con esiti tragici.
Non è ancora chiaro se gli autori del pestaggio del ragazzino siano palermitani o stranieri. Saranno le indagini a stabilirlo. Gli inquirenti stanno battendo la zona del centro storico per individuare il branco e comprendere a fondo i motivi della storiaccia. Non è raro che per le strade vicine alla stazione, una sorta di sentina della città dove agiscono criminali e spacciatori anche non ancora maggiorenni, si fronteggino bande di ragazzi terribili che non esitano a usare le maniere forti pure per mettere a segno rapine e vari reati.
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