«Contesto integralmente i fatti che mi vengono addossati perché io non li ho commessi, né sono una persona manipolatrice, violenta, anaffettiva e palesemente concentrata su demoni, ma sono solo una mamma «chioccia» e ho un bellissimo rapporto con il mio ex marito e mia figlia; i fatti sono stati commessi da Giovanni Barreca che ha manipolato il figlio sedicenne Kevin. Io e mio marito abbiamo solo cercato di impedire queste azioni terribili, cercando di proteggere i due ragazzi ma ci è stato impedito con minacce e chiudendoci dentro casa; io e mio marito siamo stati chiusi in soggiorno e Barreca ha messo davanti alla porta un tavolo sicché non ci era possibile far nulla; questa linea difensiva la farò valere con il mio difensore nelle sedi opportune con i necessari approfondimenti di diversi altri dettagli». Lo ha ribadito Sabrina Fina nel corso delle dichiarazioni spontanee rese al tribunale per i minorenni.
«Preciso che mi sono convertita da poco alla religione evangelica sicché non sono esperta di fede e delle relative manifestazioni. Il cammino di fede non lo conosco; anche mio marito si è convertito da qualche anno e non è esperto neanche lui - aggiunge Fina -. Sia io sia mio marito siamo completamente estranei ai fatti e non condivido l’ordinanza cautelare contestandola a 360 gradi. Il mio legale ha carta bianca per dimostrare la nostra innocenza ed estraneità ai fatti dato che noi siamo stati tutti manipolati da Giovanni Barreca».
Fina continua il suo racconto, respingendo ogni accusa. «Non ho fatto nulla alla figlia di Barreca. La ragazza è stata sempre tra le mie braccia e quelle di mio marito e le abbiamo dato supporto e amore. Il padre Giovanni Barreca ha chiuso noi tutti dentro casa mettendo un tavolo rotondo davanti la porta e un catenaccio nel cancello esterno che poi lui stesso ha rotto con un martello. Penso che più di dare supporto a dei bambini a cui mancava l’affetto non potevamo fare, sia io che mio marito. Noi fondamentalmente ci trovavamo là, io e Massimo, per dare amore a questi tre ragazzi».
«Kevin voleva addirittura lasciare la scuola e io invece gli dissi che era importante continuare - ha aggiunto la donna - . Oggi non voglio rispondere perché il mio avvocato non ha il quadro accusatorio completo e quando l’avrà sarò io stessa a chiedere un nuovo interrogatorio. Per quello che è successo in quei giorni non ho altro da dire. Parlerò quando avrò cognizione piena del quadro accusatorio a mio carico. Questa linea la farò valere con il mio difensore nelle sedi opportune».
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