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Nel centro storico di Palermo ronde di cittadini contro i pusher e gli scippatori

Dallo scorso ottobre, e dopo vane denunce per ottenere l’intervento urgente delle forze dell’ordine, monitorano la zona in squadra

Al calar della sera il salotto urbano con palazzi nobiliari e campanili di antiche chiese resta nell’angolo buio. Puff, ed è invisibile. Furti, scippi, droga e violenze trasformano in giungla la bellezza del Cassaro, dove i residenti diventano Sherlock Holmes, ammoniscono spacciatori e borseggiatori, fanno identikit per la polizia, e alla fine capiscono che l’unica arma per difendersi è organizzare le ronde sotto casa. Dallo scorso ottobre, e dopo vane denunce per ottenere l’intervento urgente delle forze dell’ordine, monitorano l’asse in squadra, avanti e indietro, solitamente in cinque, sei: dalle 20 a circa mezzanotte il turno di vigilantes volontari della legalità finora negata.

Perché quando si arriva dopo le 20 nelle vie che si diramano dalla Stazione centrale a via Maqueda e fino ai Quattro Canti, con annesse traverse, è pericoloso perfino sostare davanti al portone in cerca delle chiavi. Per non parlare di chi deve parcheggiare lontano e percorrere la strada: tra ladri, rapinatori, tossicodipendenti in cerca di bottini facili per comprare eroina e crack si rischia ogni giorno di essere aggrediti e derubati. Il team che fa la ronda si accorge, per esempio, se c’è il borseggiatore seriale specializzato nel furto di portafogli e cellulari dagli zaini dei turisti. Un giorno lo hanno avvicinato e ammonito, e lui, per nulla intimorito, ha risposto: «Io devo portare il pane a casa, non mi intralciate o vi ammazzo...». L’episodio è stato subito denunciato con tanto di descrizione dettagliata dell’uomo, che però è sempre rimasto lì, a vista, a continuare a rubare.

«Le ronde casalinghe nascono per strada, in una delle tante sere in cui, in seguito all’ennesima rissa tra diverse etnie, erano accorse numerose volanti dei carabinieri che si erano ben piazzate. Allora, come spesso accade, avevano avuto la grande speranza di vederne portare un paio via, ma non avvenne - racconta Filippo. A che fa i giri con gli altri residenti -. Quella sera si è deciso di fare due passi per sfogare lo sconforto e commentare la situazione sempre più tragica, probabilmente era più un modo terapeutico di sopravvivere alla realtà. Da lì in poi l’idea di regolamentare le passeggiate serali per dare un segnale, per non rassegnarsi all’idea che oltre un certo orario è pericoloso stare in giro, per essere utile a qualche mal capitata donna (spesso turista) che ignara si trova a dovere attraversare zone in cui il branco è appostato, dove se finisce bene porti a casa qualche complimento di troppo. Lo spirito in fondo è sempre lo stesso: non arrenderci all’idea che l’unica minoranza ormai presente nel tratto alto di via Maqueda sia quella della gente perbene».

Da un anno e mezzo la situazione è poi precipitata, raccontano dal comitato Uniti per il quartiere che mette assieme circa 80 cittadini che abitano nell’ormai ribattezzato «quadrilatero dell’impunità» nella Prima circoscrizione.

Fina G. è un fiume in piena. Vive da dieci anni in centro storico con marito, figlia e cane che non può più portare a passeggio come prima. Alle 21.00 comincia il coprifuoco, tutti chiusi a casa: al massimo si può prendere aria aprendo finestre e balconi e osservando il delirio. Scattano foto, girano video, mettono tutto sulla App della polizia Youpol sperando in un intervento. Loro hanno superato paure e omertà, attorno però resta il silenzio delle istituzioni.

«Dopo il Covid 19 sono sparite le attività gestite da commercianti locali - dice la residente - che sono state sostituite con negozi e rivendite in mano a, bengalesi, marocchini e tunisini soprattutto. Ecco, non è difficile capire che alcuni nascondono qualcosa, che lì si fa anche altro oltre alla vendita ufficiale riportata nelle insegne. C’è una macelleria tunisina, per esempio. Lì si alternano, con veri e propri turni, i pusher che cedono dosi di crack ed eroina alla luce del sole e davanti ai passanti. Ormai li conosciamo talmente bene, che sappiamo chi monta e chi smonta nelle varie fasce orarie. Lo sanno le forze dell’ordine, ma non vogliono vedere».

Il fenomeno è diventato preoccupante e ha generato persino una sorta di turismo della droga. Durante le indagini domestiche, infatti, alcuni stranieri del nord Europa sono stati visti imboccare l’angolo che porta ad un cortiletto dove si vendono appunto dosi di droga. «E questo alimenta un preoccupante circuito di illegalità - dicono dal comitato - che coinvolge anche il mercato di Ballarò. Ci ritroviamo con i tossici davanti agli ingressi dei palazzi, dove non solo vengono a iniettarsi la droga ma dove depositano i loro bisogni. Sembrano zombie e sono disposti a tutto pur di andare a ricomprare altra sostanza. Molte le auto con i finestrini spaccati per rubare «addirittura i quaderni di scuola e i cappellini dei nostri figli - dice Fina - che poi vengono rivenduti sulle bancarelle dei mercatari, ovviamente abusivi. Non è più sostenibile».

Mentre il Cassaro Alto è striscia dello spaccio, sull’asse centrale giovani extracomunitari inseguono e palpeggiano pesantemente ragazze e turiste (è la nuova deriva). Anche in questo caso, il servizio di ronda ha evitato che le molestie sessuali degenerassero in atti ancora più gravi, richiamando all’ordine i responsabili. Che, per tutta risposta, hanno spintonato e sputato addosso ai residenti vigilantes.

«Chi non ha interessi a rispettare leggi e norme non può che gongolare quando l'attenzione si sposta in altre tematiche come la munnizza, le vetrine spaccate piuttosto che nei consumatori di droghe o nelle baby gang, guadagnando tempo per solidizzarsi - dice Antonio Nicolao, vice presidente della Prima circoscrizione - .Quello che non si vede e non viene raccontato è molto di più, per questo la prima circoscrizione che ascolta i cittadini residenti che poi diventano comitati continua a chiedere più sicurezza e legalità per la città. Confido nel prefetto, nel procuratore della Repubblica e in tutte le forze dell'ordine che hanno il polso della situazione e tengono alta l'attenzione». Durante i tavoli convocati in prefettura, dopo gli esposti dei comitati civici, è stato ribadito che non può esserci una copertura totale da parte delle forze dell’ordine su tutto il territorio. Ma che i controlli sarebbero stati più frequenti.

 

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