Cosa nostra palermitana, che ha rappresentato la principale radice storica del fenomeno mafioso siciliano, ha tentato di opporre alla polverizzazione della struttura di vertice, la commissione provinciale, ripetuti tentativi di ricostruzione e di rilancio «dell’architettura organizzativa cercando di individuare figure capaci di condensare autorevolezza e leadership riconosciute da tutte le famiglie dei mandamenti». Tuttavia, le costanti attività di contrasto eseguite a Palermo e provincia evidenziano la difficoltà di cosa nostra nel ricostituire un organismo di vertice. Si legge nella Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, relativa al primo semestre 2023. Tale situazione «favorirebbe l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di giovani esponenti che vantano un’origine familiare mafiosa a cui si affiancano e a volte si contrappongono gli anziani mafiosi, che, tornati in libertà, pretendono di riacquisire il proprio ruolo all’interno dell’organizzazione».
L’assenza di una struttura di comando al vertice comporta perlopiù accordi intermandamentali, basati sulla condivisione delle linee d’indirizzo e sulla ripartizione delle sfere d’influenza tra gli esponenti dei vari mandamenti. Permane la ripartizione della matrice criminale in 15 mandamenti (8 in città e 7 in provincia) e 82 famiglie (33 in città e 49 in provincia), articolazioni tutte gerarchicamente strutturate al loro interno. Le costanti e incessanti azioni di contrasto hanno da ultimo portato all’arresto di Matteo Messina Denaro, indiscusso capo della mafia trapanese che condizionava con il suo carisma e con la sua autorevolezza anche questioni afferenti a cosa nostra palermitana ed agrigentina: il 16 gennaio 2023 i carabinieri del Ros hanno catturato, dopo una latitanza trentennale, il boss stragista, insieme al suo autista, che da Campobello di Mazara lo aveva accompagnato alla clinica oncologica La Maddalena di Palermo. Il 25 settembre 2023, il boss malato di cancro, è morto a L’Aquila nel carcere di massima sicurezza in cui era stato trasferito dopo l’arresto.
2 Commenti
neverland
19/06/2024 08:57
giustamente vogliono continuare nell'impresa di famiglia , il 41 bis a quanto sembra non è sufficiente a scoraggiarli , vanno fermati sin dal primo reato, punire severamente i furti d'auto , vera palestra x i giovani boss , che coi cavalli di ritorno controllano il territorio
Anna
20/06/2024 11:27
Sembra di essere ancora a metà del secolo scorso, questo porta la regione sempre più indietro rispetto al resto del continente, la cultura delinquenziale porta solo isolamento, Poco lavoro , e vite non libere, dovere ubbidire al più “forte” che poi andrà in carcere a vita , e meno male, con la inevitabile conseguenza che i giovani bravi e competenti dovranno abbandonare la loro terra e arricchire altre realtà, ma vivere una vita vera