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«È stato un ragazzo con il motorino»: si cerca la donna che vide un giovane innescare il rogo di Capo Gallo

Nell'inchiesta della procura di Palermo che ha portato all'arresto del ventiseienne Francesco Ficano c'è un'intercettazione in cui un amico dell'indagato afferma di avere sentito un'anziana dire di avere visto l'incendiario

I carabinieri a caccia di un testimone oculare che potrebbe avere visto materialmente chi appiccava il fuoco che poi ha devastato nel luglio dello scorso anno la riserva di Capo Gallo, a Palermo, coinvolgendo nel disastro decine e decine di abitazioni e aziende. I militari dell’arma e la procura stanno provando a trovare altre prove su Francesco Ficano, 26 anni, arrestato in questi giorni con le accuse di incendio boschivo colposo e disastro ambientale colposo.

Che ci possa essere un testimone oculare viene fuori dalle intercettazioni telefoniche e ambientali alle quali il giovane era stato sottoposto durante il periodo delle indagini. A fare cenno della presenza di un testimone è stato uno degli amici più intimi di Ficano, il quale avrebbe anche fornito (a sua insaputa, proprio perché non sapeva di essere intercettato) una serie di circostanze che appaiono precise e quindi credibili. In particolare, questo amico dell’indagato in una conversazione avrebbe riferito che «un’anziana signora», a bordo di una vettura di media dimensione di colore azzurrino, subito dopo l’incendio aveva urlato: «È stato un ragazzo con il motorino, è stato un ragazzo con un motorino».

Ad oggi però gli investigatori non sono ancora riusciti ad individuare e quindi sentire questa donna. Secondo il gip, comunque, sarebbe anche utilizzabile come testimone «de relato» lo stesso intercettato, il quale ha fornito indicazioni per l’identificazione del teste diretto. Sempre lui, avrebbe detto che l’anziana fosse una «frequentatrice del quartiere». Secondo il gip Andrea Innocenti, che ha autorizzato la misura cautelare al presunto incendiario, la testimone oculare potrebbe essere la chiave di volta dell’intera inchiesta: «Per comprendere se abbia notato una specifica condotta del ragazzo con un motorino e il lancio della sigaretta o l’abbandono di una busta, l’eventuale accensione diretta di vegetazione o altro ancora».

Infatti, al momento le indagini devono chiarire il modo in cui è stato appiccato il fuoco. Da una parte, infatti, ci sarebbe una confessione di Ficano fatta all’interno del carcere, dove è detenuto da ottobre scorso per maltrattamenti nei confronti della compagna e del figlio di 3 anni. In un colloquio con la cugina, che era andato a trovarlo durante la visita concessa ai familiari, il ventiseienne fece un cenno di assenso rispetto alla domanda se fosse stato lui ad avere appiccato quelle fiamme e ammise: «Sono stato io», strizzando gli occhi verso l’alto. Sempre nella confessione in carcere alla cugina, specificò: «Intanto non è... non è stata mia volontà. Qualsiasi cosa non è stata mia volontà... lo non ho mai usato né accelerante, né benzina, né nulla».

Le telecamere non riprendono il punto esatto in cui vi fu l’innesco perché coperte da vegetazione. Ma altri occhi elettronici, posti a poca distanza, immortalarono prima Ficano a bordo del motorino con una bottiglia di plastica; e pochi secondi dopo il presunto innesco, allontanandosi dal luogo in cui ebbe origine il fuoco, quella stessa bottiglia non era più in suo possesso. Gli inquirenti sono convinti che all’interno vi fosse della benzina, utilizzata proprio per appiccare le fiamme.

Il presunto incendiario, che gli inquirenti stessi definiscono «piromane», avrebbe poi ammesso di avere gettato un mozzicone di sigaretta e che potrebbe essere stata quella la causa del rogo. Aggiungendo però di non averlo fatto intenzionalmente ma di essere arrivato a questa conclusione per deduzione, per un ricordo riaffiorato poco dopo.
Al vaglio degli inquirenti anche la possibilità che nei luoghi in cui ebbe origine l’incendio, tra le vie Tolomea e del Semaforo, ci possano essere altre telecamere di videosorveglianza private. Ad accennare a questa ipotesi un altro amico di Ficano: parole pronunciate in caserma, prima di essere sentito come possibile persona informata dei fatti perché intercettato a dialogare con Ficano. Disse, in pratica, che ci sarebbero altre telecamere di abitazioni circostanti che potrebbero avere incastrato l’amico.

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