Palermo

Venerdì 18 Ottobre 2024

La strage di Altavilla, cellulari e santoni in un hard disk

Massimo Carandente e Sabrina Fina

Massimo Carandente (nella foto con la compagna  Sabrina Fina anche lei in cella per i delitti) avrebbe parlato con qualcuno al telefono dopo la morte di Antonella Salamone, uccisa e poi bruciata utilizzando un liquido accelerante assieme ai figli Kevin e Emanuel nella strage di Altavilla Milicia. Dai tabulati passati al setaccio risulterebbero anche altre evidenze come una serie di messaggi scambiati dalla coppia con una persona all’esterno della villetta: i due, durante uno dei colloqui in carcere con i loro ex difensori (quello attuale è Franco Critelli), avrebbero anche fatto il nome di un uomo misterioso, che potrebbe avere svolto un ruolo a distanza durante il rito che doveva servire per liberare la famiglia di Giovanni Barreca da una fantomatica possessione dal demonio. E quest’ultimo, sia pure tra tante farneticazioni per via del delirio in cui è precipitato, aveva rivelato al suo avvocato Giancarlo Barracato che effettivamente Carandente avrebbe risposto più volte al cellulare durante il lungo calvario della moglie, ma non aveva saputo fornire indicazioni sui contenuti della conversazione, né era riuscito a spiegare se si era trattato di un’unica chiamata, durata quasi mezz’ora, o se c’erano stati più contatti in quel lasso di tempo. Quale sia stato il contributo di questo presunto suggeritore, i legali di Barreca, della figlia minorenne e dei coniugi lo scopriranno nei prossimi giorni quando riceveranno l’hard disk da 8 terabyte in cui la procura di Termini Imerese e quella dei minorenni hanno riversato il contenuto di oltre tre mesi di indagini su telefoni, computer, mail e social, oltre che i risultati della posizione delle celle telefoniche e la relazione del medico legale che ha fatto l’autopsia sulle vittime, materiale su cui i magistrati hanno lavorato incrociando i dati per risalire al nome di altri soggetti che potrebbe avere una responsabilità sul massacro. Nei prossimi giorni Fina e Carandente saranno interrogati dal procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, dal sostituto di Termini Imerese, Manfredi Lanza, per un confronto a lungo invocato: nella loro ricostruzione gli autori dei delitti sarebbero Barreca e la figlia anche se, proprio la diciassettenne, aveva indicato Sabrina e Massimo come coloro che avevano istigato sia lei che il padre ad accanirsi contro la mamma e i fratelli. La verità della coppia è però un’altra: hanno giurato di non avere nulla a che fare con le violenze e di essere stati ospiti nell’abitazione di Barreca per circa una settimana per placare con la preghiera gli animi molto accesi del nucleo familiare. Ma ai magistrati dovranno chiarire perché non hanno avvisato i soccorsi quando erano da soli mentre stavano tornando in treno dalla stazione di Altavilla fino in città. Intanto il loro avvocato ha chiesto di fare un sopralluogo all’interno della casa degli orrori da dove sono stati rubati una persiana della camera da letto e un lucchetto che serviva per chiudere il cancello. Barreca invece ha lasciato il carcere di Enna per essere portato nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto che ospita detenuti e malati psichiatrici: questo secondo trasferimento - dopo quello dai Pagliarelli - sarebbe stato deciso per la sua sicurezza dopo che alcuni detenuti gli avrebbero gridato insulti tirandogli addosso anche alcuni oggetti.     

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