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«Dammi i soldi o mostro i tuoi video hot»: adesca un ragazzo in chat e poi lo ricatta, beccata trentenne dell'hinterland di Palermo

I carabinieri l'hanno sorpresa in flagranza del reato di estorsione. Ora è stata rinviata a giudizio. Vittima un diciannovenne che vive in periferia e adesso vuole che il suo caso serva da monito ai coetanei

Dietro l’immagine e le parole da «dominatrice» sessuale incontrata su un gruppo di Telegram, lui ad un certo punto aveva cercato altro. Un amore, forse, dopo la brutta fine toccata alla sua relazione da poco bruscamente interrotta e che lo aveva lasciato nella tristezza più assoluta. Ma quella ragazza che si denudava, lo provocava e gli chiedeva di fare delle «cose assieme», anche se uno davanti ad un pc e l’altro idem, è diventata in poco tempo una ricattatrice. «Se non mi dai i soldi, mando i tuoi disinibiti filmini a tutti quelli che conosci, appendo le foto sui pali della città». Non proprio la Giulietta che il ventenne Romeo di periferia cercava, quanto invece una trentenne, che i carabinieri, ai quali il giovane si è rivolto dopo avere ceduto una volta alla richiesta di denaro, hanno arrestato in flagranza per estorsione. Che lo sfondo fosse a luci rosse, poco conta per il capo d’imputazione: la donna, qualche giorno fa, è stata rinviata a giudizio e a luglio dovrà affrontare le pesanti accuse in un'aula di tribunale. Dopo gli arresti domiciliari, è tornata adesso in libertà.

Ancora in corso, invece, le indagini sul ruolo che avrebbe avuto un amico, che l’aveva accompagnata all’appuntamento per incassare i soldi e che prima era comparso anche in una videochiamata hot. Anzi, era stata proprio questa intromissione nel menage tra i due amanti virtuali a spezzare il filo di intimità e a fare scattare poi la richiesta estorsiva.

«Lui chi è»? Ma poco importava. Era decisamente in più. Ma come comincia questa storia lo racconta la stessa vittima della truffa consumata un anno fa, quando Mario (nome di fantasia) aveva 19 anni. Alto, fisico sportivo, un bel ragazzone, profondamente timido però nei rapporti personali. La delusione d’amore lo porta a scandagliare i social alla ricerca di qualche distrazione leggera. «Stavo vivendo un momento difficile - dice - e così ho cercato sui social. Era un gruppo chiaramente porno e a me andava bene. Così ho chattato con questa ragazza, che ha iniziato a farsi vedere nuda e in pose provocanti. Dopo qualche giorno abbiamo invece cominciato a parlare di noi, delle nostre esperienze... insomma, le ho chiesto di vederci e di avere un rapporto fuori dalla chat. Intanto, andavano avanti le nostre videochiamate, dove facevano sesso a distanza».

Lei era la dominatrice: gli ordinava atti e posizioni e Mario, che stava al gioco, obbediva volentieri. Fino all’entrata in scena di un terzo incomodo. «Una sera è apparsa sul video assieme a questo amico - continua Mario -. Mi ha detto che potevamo fare qualcosa tutti assieme, ma io mi sono subito infastidito e ho interrotto il collegamento. Non so, forse già avevo una sensazione negativa... Di fatto, non ho più risposto ai suoi inviti». E da lì, inizia l’incubo per il diciannovenne. La ragazza comincia a inviare messaggi con toni ora aggressivi: «Coglio... non ti puoi permettere di non rispondere, se non vuoi che i tuoi video siano resi pubblici mi devi dare subito i soldi», scriveva la trentenne, che abita in un centro dell’hinterland ed è «disponibile», si è poi scoperto, anche su Only fans.

Panico, vergogna, paura di essere umiliato e deriso da amici e colleghi di lavoro. Si, perché tra le tante confidenze che lui le aveva fatto c’erano anche informazioni sul suo luogo di lavoro (un’azienda) e naturalmente le aveva dato la sua vera identità. La donna, infatti, era riuscita da lì a ricostruire la rete di amicizie e parentele del ragazzo sullo stesso social e su Instagram. «Sono entrato in un abisso - racconta Mario -. Non potevo parlarne ai miei genitori, così le ho inviato quello che avevo sulla carta prepagata, circa 140 euro. Speravo finisse lì, invece alla fine del mese, quando lei sapeva che io prendevo lo stipendio, mi ha chiesto l’intera cifra di cui disponevo: 500 euro. Non so dove ho trovato il coraggio, ma sono sceso da casa e sono andato dai carabinieri e ho mostrato i messaggi che arrivavano sul cellulare anche mentre ero in caserma».

Mario chiama anche l’avvocato e criminologa Claudia Corrao e formalizza la denuncia. Scatta la trappola: Mario convince, dopo non poche resistenze, la trentenne a incontrarsi fuori città per consegnare il denaro e lei alla fine cede. Ma dopo avere intascato la busta, si trova accerchiata dai carabinieri, che la arrestano. «La mia vita è cambiata - dice -. Non riesco più a fidarmi di nessuno e ho avuto anche brutti pensieri in quel momento. Sono esperienze che lasciano dei segni e per questo vorrei essere di esempio ai miei coetanei. Fate attenzione, non date nomi e riferimenti che possano portare alla vostra identità, mentre siete connessi con persone che non conoscete. Ancora oggi vivo con la paura che quelle immagini spuntino dal nulla...».

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