Palermo, lo stupro di gruppo: i legali tornano a chiedere l’esame della ragazza, la procura e il suo avvocato dicono no
Dopo il no ricevuto dal gip, i legali dei ragazzi accusati dello stupro di gruppo di una diciannovenne, violentata un anno fa a Palermo, tornano a chiedere l’esame in aula della vittima. L’istanza è stata posta al tribunale del capoluogo siciliano, davanti al quale il caso è arrivato dopo la rinuncia all’abbreviato fatta dai difensori proprio in ragione del no del giudice alle loro richieste istruttorie, tra le quali c’era l’interrogatorio della giovane. La legge consente di reiterare le richieste al collegio ed eventualmente accedere al rito semplificato.
Processo rinviato
Il tribunale si è riservato la decisione e ha rinviato il processo al 10 giugno. Oltre all’esame della ragazza, i legali hanno chiesto la convocazione in aula di un suo amico per parlare di un messaggio vocale ricevuto dalla ragazza attorno la notte dello stupro. Nel messaggio, che dura circa 29 secondi, la giovane si sarebbe detta tranquilla, non avrebbe mostrato paura e avrebbe comunicato all’amico che si trovava al Foro Italico e che si sarebbero visti poco dopo. Circostanza che, per i legali degli imputati, dimostrerebbe che era consenziente e che non ha mai tentato di richiamare l’attenzione dei passanti per farsi aiutare mentre andava con gli stupratori verso il cantiere abbandonato in cui è avvenuta la violenza. Alle 2 la giovane avrebbe inviato un altro messaggio all’amico dicendo che non poteva più incontrarlo. I legali vorrebbero inoltre sentire un’amica della ragazza, oggi ventenne, che, durante le indagini difensive, ha riferito di avere saputo dalla giovane che aveva avuto un rapporto consensuale.
No della procura e del legale della giovane
Sia la procura di Palermo che Carla Garofalo, avvocato della vittima, si sono opposti alle richieste dei legali dei giovani indagati per lo stupro di gruppo che chiedono di portare di nuovo in aula la giovane. «C’è una telefonata in entrata attorno all’una - afferma l’avvocato Garofalo - di una persona che fino ad oggi non è entrata nelle fasi di questo processo, che sarebbe durata alcuni secondi, e un messaggio della mia assistita attorno alle due. Sarebbero queste le prove che incrinerebbero la credibilità della giovane che assisto. A parte il fatto che la giovane era intontita, drogata e ubriaca e potrebbe non ricordare alcunché». Uno degli accusati è stato già condannato dal gup del tribunale per i minorenni, dove è stato processato perché quel giorno non aveva ancora compiuto diciott’anni. «Durante la violenza - aggiunge l’avvocato Garofalo - il cellulare le è caduto più volte e sarebbe stato Angelo Flores a tenerlo e a rispondere. La strategia della difesa è chiara, quella di screditare la vittima come abbiamo visto in tantissimi processi dove ci sono donne vittime di violenza. Si sta cercando di mettere in pratica la vittimizzazione secondaria, in modo da fare cedere i nervi, fare entrare in contraddizione le vittime».