Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Palermo, aggredito dal suocero e dal cognato è vivo grazie a un passante: «Vorrei conoscerlo per ringraziarlo»

Fu speronato in viale dell'Olimpo dai parenti, che gli versarono del liquido irritante sul viso. Oggi sta meglio e ringrazia i medici e il suo «angelo custode»

L'intersezione fra piazza Castelforte e viale dell'Olimpo, a Palermo

Sono passati due mesi e mezzo e oggi sta meglio. La sua lettera, inviata al Giornale di Sicilia, nasce dall'esigenza di ringraziare i medici che lo hanno curato e che continuano ad assisterlo. Senza dimenticare, ovviamente, il suo «angelo custode», come lo chiama lui, «quella persona che mi ha soccorso, salvandomi la vita», ovvero che lo ha portato in ospedale, dopo che il suocero e il cognato lo avevano aggredito, lasciandolo a terra, in viale dell'Olimpo, a Palermo.

I fatti risalgono al 5 marzo 2024, quando un dipendente della Reset di 64 anni e il figlio ventiduenne si sono scagliati contro il loro parente, che si trovava su una bici elettrica assieme alla moglie, figlia e sorella dei due aggressori, fermati dalla polizia subito dopo il fatto e accusati di tentato omicidio e lesioni. Secondo gli investigatori, avrebbero speronato il congiunto, lo avrebbero picchiato e infine gli avrebbero versato liquido irritante sul viso, provocandogli problemi oculari.

«Ho subito un trauma psicologico che purtroppo mi segnerà per tutta la vita», racconta adesso la vittima dell'aggressione nella lettera indirizzata a [email protected], l'indirizzo mail del sito del Giornale di Sicilia. «Sì, perché quel tentativo di uccidermi da parte del padre e del fratello di mia moglie - aggiunge - per me è diventato un grandissimo trauma psicologico».

Un trauma dal quale l'uomo prova piano piano a riprendersi. «Scrivo questa lettera - spiega - perché oggi mi sento un po’ meglio. L’occhio grazie a Dio ed al primario oculistico di Villa Sofia, al quale da parte mia va un plauso, sta recuperando tantissimo. Oggi riesco a leggere, non come prima, ma ce la faccio. Qualche giramento di testa improvviso mi è rimasto, ma ho fiducia nei medici che mi stanno curando e ringrazio Dio di essere ancora vivo».

Merito principalmente di quell'«angelo custode che mi ha salvato la vita grazie al suo tempestivo intervento, per farmi arrivare il più presto possibile in ospedale, dove i medici hanno fatto di tutto per strapparmi alla morte. A lui - scrive nella mail la vittima dell'aggressione - va un ringraziamento speciale da parte mia, da parte di mia moglie e da parte dei miei figli. Non so neppure come si chiama, ma un giorno spero di incontrarlo per abbracciarlo affettuosamente e dirgli "grazie, grazie, grazie…". Oggi mi sento, con tutto il mio cuore, di fargli pervenire il mio ringraziamento. Da quel giorno non smetto mai di pensare che se sono vivo, è grazie ad un angelo custode».

Caricamento commenti

Commenta la notizia