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Mori convocato per il giorno della strage di Capaci: «Queste accuse sono un'offesa a Falcone»

L'atto istruttorio potrebbe essere rinviato perché il legale del generale ha altri impegni. Il sottosegretario alla Presidenza Mantovano lo ha ricevuto a Palazzo Chigi: «Merita gratitudine da parte di tutte le istituzioni, magistratura inclusa»

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano

«L’atto istruttorio è stato fissato per il prossimo 23 maggio ma verosimilmente verrà rinviato poiché il mio difensore ha comunicato alla Procura di Firenze di non poter essere presente per concomitanti impegni professionali a Palermo». Lo rende noto il generale Mario Mori, al quale i pm di Firenze hanno inviato un avviso di garanzia con invito a comparire nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. L’ufficiale è sotto inchiesta per gli attentati mafiosi del 1993. Lo stesso Mori, poi, ha chiesto il rinvio ad altra data dell’interrogatorio previsto di fronte al procuratore Filippo Spiezia, al procuratore aggiunto Luca Tescaroli e ai pm Luca Turco e Lorenzo Gestri.

«Le vicende di cui mi si accusa - afferma Mori, che già si è a lungo soffermato sul caso nel dare la notizia dell’avviso a comparire ricevuto nel giorno del suo 85esimo compleanno - sono già state ampiamente analizzate nel corso degli ultimi 25 anni dalle magistrature competenti (compresa quella fiorentina) e nei processi in cui sono stato coinvolto, senza che mi sia stato contestato alcunché, tanto meno i gravissimi reati ora ipotizzati dalla Procura di Firenze».

«Profondamente disgustato»

Mori dice di essere «profondamente disgustato da tali accuse che offendono, prima ancora della mia persona, i magistrati seri con cui ho proficuamente lavorato nel corso della mia carriera nel contrasto al terrorismo e alla mafia, su tutti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Forse non mi si perdona di non aver fatto la loro tragica fine», commenta. «Avendo constatato che il circo mediatico si è già messo in moto, precedendo con qualche giorno d’anticipo tale comunicazione giudiziaria, ed essendo fin troppo banale presagire che l’aggressione mediatica e giudiziaria proseguirà con ancor maggiore virulenza, - conclude l’ufficiale - mi sembra doveroso che sia io, e non altri, a informare le Istituzioni e l’opinione pubblica. Dopo di che affronterò e supererò anche questa ennesima angheria».

Mantovano

In sua difesa interviene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (nella foto), interpellato dall’Ansa sull’incontro di ieri, 20 maggio, con il generale dei carabinieri Mario Mori. «Ho ricevuto a Palazzo Chigi il generale Mario Mori, che conosco da oltre 25 anni, e del quale ho sempre apprezzato la lucidità di analisi e la capacità operativa, nei vari ruoli che ha ricoperto, in particolare alla guida dei Ros dei Carabinieri e del Sisde», dice Mantovano. «Gli ho manifestato - aggiunge - per un verso vicinanza di fronte alle contestazioni che gli vengono rivolte, delle quali mi ha messo a parte; per altro verso sconcerto, nonostante che decenni di giudizi abbiano già dimostrato l’assoluta infondatezza di certe accuse».

Secondo Mantovano, «gli eccezionali risultati che la dedizione e l’impegno del generale Mori hanno permesso di conseguire esigerebbero solo gratitudine da parte delle istituzioni nei suoi confronti». E per essere più chiaro: «Tutte le istituzioni, magistratura inclusa».

Gasparri

«Se non fosse una tragica dimostrazione di un accanimento persecutorio - dice dal canto suo il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri - ci sarebbe da ridere di fronte alla notizia che il generale Mori, benemerito dalla lotta alla criminalità, è indagato dalla procura di Firenze per le stragi del '93. La stessa procura che perseguita Berlusconi e Dell’Utri con teorie che non voglio nemmeno definire perché nessuna definizione di contestazione sarebbe adeguata. Voglio esprimere rinnovata, rafforzata, pubblica solidarietà al generale Mori, che paga ancora oggi le conseguenze di aver arrestato Totò Riina, di avere stroncato la mafia e tanti altri fenomeni criminali. Una figura esemplare di italiano, che ha combattuto il terrorismo accanto ad Alberto Dalla Chiesa e che ha combattuto la criminalità organizzata insieme ad altri valorosi ufficiali. Questa decisione di Firenze dimostra che serve una immediata e drastica riforma della giustizia. Nordio si muova. E mandi un’ispezione a Firenze perché questa roba deve cessare. Una cosa indefinibile. Una situazione inguardabile. Servirebbero gli ispettori oggi stesso per porre fine alla persecuzione nei confronti degli eroi della legalità. Sono indignato e deciso a difendere la legalità repubblicana e democratica di fronte a queste vicende».

Rita Dalla Chiesa

Interviene anche la vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, Rita Dalla Chiesa, figlia del generale ucciso dalla mafia. «Non si smentisce mai, la procura di Firenze. Continua a gettare fango su un uomo, come il generale Mori, che ciclicamente viene messo sotto accusa per reati orribili, nemmeno fosse Totò Rina, per i quali viene regolarmente assolto», dice Rita Dalla Chiesa. «Questi signori - aggiunge - vogliono per forza sia colpevole di vilipendio alla divisa che lui ha indossato, con lealtà, per tutta la vita. Non si distrugge così, per visibilità e odio ideologico, ormai l’hanno capito tutti, una carriera di chi è stato un vero servitore dello Stato». «Lo stanno massacrando un’altra volta - prosegue Dalla Chiesa -, è inaccettabile. Ma capisco che alla procura di Firenze i valori di un carabiniere e il loro giuramento di fedeltà alla Repubblica possano sembrare valori di serie B. A proposito: visto che il nome del generale Mori viene sbattuto regolarmente sui giornali, calpestando la sua dignità di uomo delle istituzioni, potremmo sapere il nome di questi signori che si nascondono dietro “la procura di Firenze?”». In effetti, i nomi dei magistrati sono noti.

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