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Il Santone di Collesano e gli psicofarmaci per controllare le sue vittime

Una donna ha raccontato che padre Giulio le aveva consigliato di prendere alcune gocce per dormire, ma lei aveva capito che c’era qualcosa che non andava e aveva solo fatto finta di assecondare la richiesta: «Non era semplice valeriana ma farmaci forti»

L’ex frate Giambattista Scozzaro e C.M, il cinquantenne medico palermitano che viene definito come il suo seguace più fedele, avrebbero cercato di convincere altri «fratelli» ad assumere psicofarmaci in maniera da controllarli meglio ed evitare che potessero ribellarsi. A metterlo nero su bianco è la polizia giudiziaria nell’informativa che è stata consegnata alla Procura di Termini Imerese.

Padre Giulio, come si faceva chiamare il Santone, e il professionista sono finiti ai domiciliari per i maltrattamenti nei confronti dei figli di quest’ultimo: per l’accusa li avrebbero manipolati per fabbricare false prove contro la madre, anche lei un dottore, che potessero servire nella causa di separazione tra i due coniugi. Prima della fine del matrimonio, oltre alle pressioni psicologiche e agli altri abusi che sono stati denunciati, la moglie e la figlia sarebbero state le prime vittime di una «terapia» farmacologica, somministrata senza motivo, che avrebbe dovuto contenere i loro propositi di ribellione. Successivamente anche altre persone, che frequentavano il luogo di culto, sarebbero state prese di mira, così come risulta da una serie di testimonianze.

Per questo motivo, secondo gli investigatori, la comunità Casa Mariana di Collesano realizzata dal religioso - dimesso dal proprio ordine di appartenenza dei Frati francescani dell’Immacolata - presenterebbe tutte le caratteristiche di una vera e propria setta fai-da-te, composta da fanatici che avrebbero costruito la propria dottrina ispirandosi alla religioni ufficiale per poi separarsene e crearne una nuova, pronta a utilizzare i soprusi e gli inganni per raggiungere i propri scopi. Metodi che, per contenuti e concetti religiosi deliranti, come ad esempio la possessione dei demoni, che troverebbero una connessione ideologica con il modus operandi dei protagonisti della strage di Altavilla Milicia.

«L’ex frate francescano - si legge nella relazione della polizia giudiziaria - per raggiungere il proprio fine, non si è limitato solo a mettere in atto una sottile e continua opera di manipolazione psicologica, comprendente l’isolamento sociale degli appartenenti alla setta, giocando con la paura dei suoi seguaci di fronte a prospettate ed imminenti epidemie, carestie e catastrofi apocalittiche, ma è giunto ad indurre le persone ad assumere farmaci psichiatrici, diagnosticando anche disturbi mentali, per mettere a tacere coloro che sollevavano dubbi sul suo apostolato. E per fare questo si è avvalso dell’opera del suo adepto più fedele, il dottore C.M. che in ragione della sua specializzazione medica, si presume che abbia potuto reperire o prescrivere farmaci psichiatrici».

Una donna, ospite di Casa Mariana, aveva però capito che l’ex sacerdote l’aveva inquadrata nel mirino perché si lamentava troppo ed era diventata un pericolo da neutralizzare. «Mio marito non ha mai fatto ricorso a farmaci o cure farmacologiche poiché ha un carattere mite e non serviva controllarlo. Il problema ero io che ho un carattere più impulsivo e al tempo alcune cose di Padre Giulio non mi tornavano, così gli facevo domande ed evidentemente per lui era opportuno che mi tranquillizzassi attraverso l’uso di farmaci particolari», aveva raccontato la diretta interessata agli agenti, aggiungendo che padre Giulio le aveva consigliato di prendere alcune gocce per dormire, ma aveva capito che c’era qualcosa che non andava e quindi aveva solo fatto finta di assecondare questa richiesta: «Non era semplice valeriana - ha affermato - ma farmaci psichiatrici forti a tutti gli effetti che mi arrivarono lo stesso giorno che il Padre me li consigliò, presumo grazie al contributo di C.M. Non ho visto la ricetta del farmaco che fra l’altro può essere ritirato solo dietro prescrizione medica. L’ho tenuto per tre notti sul comodino con uno stato d’animo difficile ed alla fine ho deciso di buttarlo e non usarlo perché ritenevo che era totalmente inopportuno».

 

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