«Alle parole delle istituzioni devono seguire i fatti, il governo deve agire. Basta morire per un pezzo di pane». Cgil, Cisl e Uil scioperano sotto la sede della prefettura di Palermo, in via Cavour: centinaia i lavoratori che hanno risposto all’appello delle sigle sindacali, ricevute in delegazione dal prefetto Massimo Mariani intorno alle 10,30. Uno sciopero di 4 ore dei lavoratori, 8 per gli operai del settore edile, convocato all’indomani dell’ennesima tragedia sul lavoro dove hanno perso la vita 5 operai (Epifanio Alsazia, 71 anni, titolare della Quadrifoglio Group; Giuseppe La Barbera, interinale Amap; Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri 51 anni, Ignazio Giordano, 57 anni), rimasti intrappolati all’interno di un cantiere fognario a Casteldaccia. Sindacati e operai puntano il dito contro la politica, rea di aver liberalizzato i subappalti e reso il lavoro sempre più precario.
«Ormai è una tragedia calcolata - attacca Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Sicilia - il sistema ormai calcola i morti sul lavoro come un costo sociale sostenibile: se a distanza di anni la situazione è solo che peggiorata è colpa di un sistema politico che ha costruito precarietà nel mondo del lavoro e per loro va bene così. Le cause che stanno a monte di queste tragedie sono determinate dalle norme e dalle leggi votate dal parlamento». «Ci promettono che si occuperanno del caso - commenta un lavoratore, Giovanni Brusca- però continuano a non esserci ispettori e muoiono persone. Tra l’altro hanno approvato questa legge che aumenta il subappalto e quindi tutto a scapito degli operai: pensano solo ai profitti». La Cisl rimarca l’impegno che tutti i sindacati devono mettere in campo uniti, «la strage di ieri dimostra che basta disattendere elementi di purezza per cui non si torna a casa - sottolinea Sebastiano Cappuccio, Cisl - ci sono risorse sui piani nazionali e sui fondi europei ma soprattutto all’Inail, dove ci sono circa 3 miliardi di euro che in questo momento possono essere destinati alla formazione e al sostegno delle famiglie colpite da queste tragedie».
Tantissimi gli operai Amap presenti alla protesta. Sguardo triste, quasi incredulo e poca voglia di parlare. Tutti conoscevano Giuseppe La Barbera, giovane lavoratore che da circa due anni era entrato nel bacino degli interinali dell’azienda dell’acquedotto. «Era un ragazzo solare - racconta uno degli operai - purtroppo sono cose che accadono di istinto, senti urlare ‘’aiuto’’ da alcuni colleghi e ti butti per aiutarli. Noi abbiamo linee guida da seguire, facciamo formazione, molto importante e bisogna attenersi. Chi ha più esperienza lo fa, Giuseppe ne aveva poca. Secondo me doveva venire seguito molto meglio, doveva avere una guida migliore».
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