È stato ritrovato dalla polizia, nel contesto dei controlli dell'Operazione Alto Impatto, il furgone (nella foto) rubato a un operaio dell'Amat poche ore prima. È avvenuto tutto venerdì scorso (26 aprile). Gli agenti del commissariato Zisa-Borgo Nuovo hanno rintracciato il mezzo in via Bronte. Era stato rubato in via Palladini, nel vicino quartiere del Cep, ad una squadra di operai dell'ex municipalizzata che si occupa della segnaletica stradale.
L'attività di controllo interforze era stata predisposta come ogni settimana. Stavolta le unità operative di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale sono state inviate proprio al Cep e a Borgo Nuovo. Una decisione presa prima ancora che avvenisse il furto del furgone. Un episodio che ha destato allarme fra i vertici dell'Amat, che adesso attendono un segnale dalla prefettura, mentre i sindacati si muovono per evidenziare ulteriormente il problema sicurezza per gli operatori della società «già nell’agenda della vertenza».
L’episodio è clamoroso: un gruppo di malviventi ha rubato un mezzo dell’azienda e ferito due lavoratori. Ed è solo la punta dell’iceberg di quotidiani atti di violenza che si verificano a danno di operai ed autisti. Costretti ad affrontare minacce e momenti di tensione lungo gli itinerari della città e furti durante le operazioni notturne di ripristino della segnaletica stradale, dalle maestranze Amat arriva il grido d’aiuto, accolto in primis dal numero uno di via Roccazzo, Giuseppe Mistretta.
«Abbiamo inviato una mail al prefetto - riferisce il presidente della società - speriamo di ottenere risposta a breve. Siamo dalla parte dei nostri dipendenti, costretti a subire ogni giorno atti provocatori che spesso sfociano nella violenza».
Da Villa Whitaker però al momento tacciono. E le sigle sindacali si stanno organizzando per fare fronte comune: «Ciò che viene vissuto ogni giorno dai lavoratori è già stato denunciato più volte - dicono - il problema sicurezza per i dipendenti Amat esiste da tempo e chiediamo che venga risolto».
Tra i casi più recenti, la sfuriata di un passeggero nei confronti di un autista di una delle linee del tram che passa da via Leonardo da Vinci: urla indistinte e calci alla cabina del conducente. Comportamento ripetuto anche una volta sceso dal mezzo. «Ecco a cosa siamo esposti ogni giorno», commenta un autista dell’azienda. «E non possiamo reagire - spiega un altro - perché ne andrebbe del nostro lavoro. Dobbiamo stare zitti e subire, cercando di appianare la situazione e sperare che non sfoci in ulteriori atti di violenza. Sono atteggiamenti che viviamo giornalmente - prosegue -, siamo da soli, abbandonati a questo tipo di situazioni».
Da quando sono saliti a bordo dei bus e dei tram gli uomini e le donne della Sicurtransport, sono sicuramente aumentati i numeri riferiti ai biglietti venduti e le linee presidiate sembrano più calme, ma «purtroppo non coprono tutte le linee e le vetture - continua il dipendente - e neanche loro possono spingersi troppo in là: hanno comunque una sorta di codice di self control. Sicuramente rappresentano un deterrente, ma servirebbe qualcosa in più».
«Capita spesso di incontrare qualche mela marcia - racconta uno dei tanti operatori addetti alla sicurezza dei bus - giornalmente dobbiamo confrontarci con persone che magari non vogliono pagare e ti minacciano perché stai svolgendo il tuo lavoro. Però devo dire che nel complesso, la gente ha voglia di ordine e sicurezza, tanti si sono convertiti al biglietto o all’abbonamento, purtroppo però dobbiamo sempre far fronte al prepotente di turno».
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