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La strage di Altavilla Milicia, Kevin non si unì ai massacratori e lottò come un leone contro Sabrina e Massimo

Gli investigatori stanno ricostruendo quanto avvenuto nella villetta degli orrori, arrivando a conclusioni opposte a quelle della coppia Fina-Carandente

Kevin Barreca, appena 16 anni, sarebbe stata un’altra vittima sacrificale di Sabrina Fina e Massimo Carandente. Gli investigatori stanno cercando di approfondire quale sia stato il ruolo, perché potrebbe essere stato l’unico a non commettere violenze all’interno della casa dell’orrore di Altavilla Milicia. Una versione alternativa rispetto a quella della coppia che, invece, ha accusato lui, il padre e la figlia minorenne di essere gli autori degli omicidi della mamma Antonella Salamone e del piccolo Emanuel di soli 5 anni. In attesa di essere convocati per l’interrogatorio che da tempo chiedono di potere sostenere davanti al sostituto procuratore di Termini Imerese, Manfredi Lanza, l’avvocato Franco Critelli – che difende entrambi – ha annunciato che la prossima settimana incontrerà per la prima volta Carandente assieme al criminologo Gianni Spoletti.

Intanto, i due continuano a professarsi innocenti e dicono di non avere nulla a che fare con gli omicidi: avrebbero rivelato, infatti, di essere stati presenti solo per pregare addossando le responsabilità alla famiglia che li aveva ospitati. Secondo loro, infatti, Barreca senior avrebbe chiuso il cancello della villetta con un catenaccio per non farli andare via e costringendoli così ad assistere al massacro. Una narrazione che, però, non sembrerebbe reggere davanti alla ricostruzione della procura.

Kevin, all’inizio, sarebbe stato a guardare mentre infierivano sulla mamma, anzi avrebbe aiutato il padre a seppellirla in una buca. Subito dopo si era ribellato, tanto che gli sguardi dei cosiddetti «fratelli di Dio» si erano rivolti contro di lui, che lo avevano torturato. Aveva lottato come un leone per sottrarsi alla furia: il sedicenne si era difeso diventando particolarmente aggressivo, tanto che Sabrina e Massimo lo avrebbero legato mani e piedi. La donna aveva ricevuto un morso alla caviglia da parte del ragazzo, che aveva tirato anche un quadro al marito, colpendolo al collo. Per questo motivo lo avevano immobilizzato: «In particolare il padre lo aveva bloccato, mentre Sabrina e Massimo lo legavano con una catena piena di ruggine, cavi e fili», si legge nell’ordinanza che ricostruisce tutte le fasi del tragico rituale.

Dettagli peraltro contenuti nel referto medico in cui la stessa Fina ha confermato di essere stata aggredita fisicamente, di avere ematomi e graffi sulla braccia e di essere stata medicata al polpaccio sinistro, segni inequivocabili della lotta con il più grande dei due fratelli Barreca morti. L'imbianchino, anche se ancora in preda al delirio mistico, ha puntato decisamente il dito contro Sabrina e Massimo, parlando di un suggeritore esterno e facendo intuire di essere stato manipolato per convincerlo a sterminare la moglie e i figli. Al suo avvocato Giancarlo Barracato e alla criminologa Roberta Bruzzone, che domani, 26 aprile, dovrebbero incontrarlo nuovamente al carcere di Enna, avrebbe ribadito che la figlia si sarebbe salvata per caso e non sarebbe diventata la quarta vittima solo grazie a una bufera di vento che si era abbattuta su Altavilla.

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