Sabrina Fina e Massimo Carandente si sarebbero rifugiati nella preghiera per trovare conforto all’isolamento in cui sono costretti da quando sono stati arrestati. Al carcere palermitano dei Pagliarelli hanno ottenuto una Bibbia per immergersi nella lettura delle sacre scritture, poi avrebbe chiesto carta e penna per scrivere i propri pensieri. Ma – come ha anticipato due settimane fa il Giornale di Sicilia - questi appunti sarebbero stati sequestrati dagli agenti della polizia penitenziaria e adesso sono al vaglio dei magistrati perché potrebbero contenere particolari utili alle indagini. Giovanni Barreca e la figlia diciassettenne hanno puntato il dito contro la coppia per gli omicidi della moglie Antonella Salamone e dei figli Kevin ed Emanuel di 16 e 5 anni. I «fratelli di Dio» continuano a professarsi innocenti e sono sicuri di poter dimostrare che loro non c’entrano nulla con il massacro avvenuto all’interno della villetta dell’orrore di Altavilla Milicia. Avrebbero rivelato di essere andati via prima dei delitti, addossando le responsabilità del massacro all’ex imbianchino e alla minorenne. Sabrina ha respinto decisamente l’accusa di essere l’ispiratrice delle violenze, attraverso un messaggio inviato tramite il suo avvocato, Franco Critelli: «La mia cliente non è la sacerdotessa del male e nega di essere una sorta di padrona della scena del crimine: ritiene che le varie azioni che le sono state attribuite siano solo illazioni che sta subendo, anche per via mediatica. Lei ribadisce di essere estranea ai fatti, non aver preso parte a nessuna sevizia e di essere pronta a riportare quanto è a sua conoscenza ai magistrati competenti».ù L’ultima verità di Barreca, però, ha tratteggiato uno scenario completamente differente rispetto a quello evocato dagli altri due indagati. In base alla ricostruzione del padre, solo per un caso la figlia non sarebbe stata uccisa. A proteggerla sarebbe stata una bufera di vento che si era abbattuta su Altavilla, interpretata dai tre adulti come la presenza dei demoni che premevano per entrare nella casa. Sentendo questi rumori sarebbero scappati lasciando da sola la ragazza bendata nella sua camera: senza questo improvviso evento atmosferico, probabilmente sarebbe stata la quarta vittima. Con una maggiore lucidità, anche se ancora in preda al delirio mistico in cui è precipitato, Barreca sta lentamente acquisendo la consapevolezza che la sua famiglia è stata sterminata e non tornerà più. Al sentimento di quasi gratitudine nei confronti di Fina e Carandente per averlo aiutato a liberare la moglie e i figli dalla possessione di entità maligne, è subentrato il risentimento che lo ha portato a raccontare ogni momento della strage al suo legale, Giancarlo Barracato, e alla criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa, che lo hanno incontrato nel carcere di Enna. Barreca avrebbe spiegato che Sabrina avrebbe costretto Antonella a stare tre giorni senza mangiare, inoltre l’avrebbe colpita con una padella ogni volta che si ribellava. Quindi la donna sarebbe stata bruciata in una fossa, realizzata nel terreno davanti alla villetta, con il corpo avvolto in un piumone su cui sarebbero stati versati 3 litri di benzina e ricoperto da oggetti di ceramica. E sarebbe stata sempre Sabrina a convincere Barreca a bruciare il corpo della moglie e quando Emanuel aveva cominciato a piangere sarebbe stata ancora lei a dire che era posseduto e che bisognava bloccarlo a letto con le catene, operazione che sarebbe stata compiuta da Carandente. Per tre giorni il piccolo era stato torturato e quando alla fine aveva perso la vita per gli stenti, avrebbe ordinato di coprirlo con un lenzuolo bianco perché, da lì a poco, sarebbe risorto. Poi gli sguardi dei due si sarebbero rivolti contro Kevin che aveva lottato come un leone per sottrarsi alla furia senza riuscirci. Ma quando era arrivato il turno della minorenne a salvarla era stata la tempesta di vento, che aveva imperversato nella zona.