L’architetto Massimo Gentile, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa per aver prestato per anni la sua identità durante la latitanza al boss Matteo Messina Denaro, ha rinunciato al ricorso al tribunale del Riesame. Il professionista, siciliano di origine ma da anni residente in Lombardia dove si occupava di fondi Ue per il Comune di Limbiate, non ha presentato istanza di scarcerazione.
È fissata invece per lunedì l’udienza davanti ai giudici della libertà per Cosimo Leone, il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo finito in cella nella stessa inchiesta di Gentile.
Avrebbe aiutato il capomafia malato a effettuare una Tac e gli avrebbe fatto avere un cellulare durante il ricovero.
Il terzo indagato, Leonardo Gulotta, unico a rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver messo a disposizione dell’ex latitante la sua utenza cellulare, aveva chiesto la revoca della misura cautelare al gip, ma l’istanza è stata respinta. L’indagato ha ora fatto appello al Riesame.
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