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La strage di Altavilla, il difensore di Barreca insiste: va riportato in carcere a Palermo

L’avvocato Barracato ha presentato un’istanza per chiedere che il trasferimento venga revocato. La distanza dal capoluogo metterebbe in difficoltà il pool di consulenti

Giovanni Barreca non ha ancora parlato con il suo avvocato, Giancarlo Barracato (nella foto), dopo il trasferimento nel carcere di Enna. Come aveva anticipato il Giornale di Sicilia domenica, la direzione della casa circondariale di Pagliarelli aveva deciso di mandarlo venerdì scorso, in tutta fretta, in un altro istituto di pena per motivi di sicurezza perché era stato minacciato da alcuni detenuti, nonostante fosse in isolamento.

Pur avendone avuto la possibilità, l’imbianchino - accusato di avere ucciso la famiglia con la complicità della figlia diciassettenne, di Sabrina Fina e Massimo Carandente, nella strage avvenuta nella villetta di Altavilla Milicia - non ha ancora telefonato al suo difensore: l’ultimo contatto risale a poco prima che gli agenti della polizia penitenziaria lo prelevassero nella sua cella per accompagnarlo nella nuova struttura.

Probabilmente l’indagato e il legale potrebbero avere un colloquio oggi in videochiamata ma l’avvocato Barracato ha presentato un’istanza per chiedere che il trasferimento venga revocato. La distanza dal capoluogo metterebbe in difficoltà il pool di consulenti che a breve dovrebbero incontrare nuovamente Barreca per predisporre la perizia di parte. Inoltre a Enna non ci sarebbero gli stessi supporti psicologici presenti nel carcere palermitano e sui quali la difesa faceva affidamento per tentare di far uscire l’uomo dal delirio mistico in cui era precipitato dopo i delitti.

Nei giorni scorsi, dopo aver sentito alcuni lamenti provenire da una cella vicina alla sua, Barreca si era fatto avanti con gli agenti, proponendo di compiere un esorcismo per liberare con la preghiera il compagno dalla possessione del demonio. Un atteggiamento da fanatico religioso, non gradito dagli altri ospiti della sezione, che avrebbe fatto aumentare il rischio di possibili ritorsioni: da qui l’allontanamento temporaneo (forse) anche se, fin qui, l’imbianchino - nei limiti delle possibilità di una persona accusata di avere sterminato la famiglia, moglie e due figli - aveva mantenuto un comportamento da «recluso modello». Questa settimana potrebbe arrivare la svolta delle indagini: i pm di Termini Imerese avranno a disposizione i risultati dell’esame su tabulati e celle dei telefonini, da cui sono stati estrapolati video, audio e chat, ma anche la relazione del medico legale sull’autopsia delle vittime e l’esito dei primi accertamenti compiuti dai Ris di Messina. In questa fase Barreca potrebbe scegliere di avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre la mossa successiva degli inquirenti sarà di convocare i «fratelli di Dio», Fina e Carandente: per venerdì è stato fissato l’appuntamento con i loro avvocati, poi potranno esporre la propria versione davanti al sostituto Manfredi Lanza. (*fag*)

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