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La carneficina nella villetta di Altavilla, i punti oscuri sul ruolo svolto dalla ragazza

La figlia di Barreca potrebbe essere interrogata prima di Pasqua. Fina e Carandente accusano lei e il padre del triplice omicidio. Chi indaga sta passando ai raggi X cellulari, messaggi e chat della minore

Ci sono troppi punti oscuri nella strage di Altavilla Milicia che devono essere chiariti, a partire dal ruolo svolto dalla figlia di Giovanni Barreca che potrebbe essere interrogata prima di Pasqua. Le sue dichiarazioni potrebbero portare a una svolta svelando altri particolari riguardo all’omicidio della mamma Antonella Salamone e dei fratelli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni. La diciassettenne ha fornito versioni differenti su quanto accaduto nella casa dell’orrore: in un primo momento ha detto di essere stata spettatrice, poi ha corretto il tiro ammettendo di aver partecipato alle violenze e confessato di aver contribuito a seppellire in giardino i resti carbonizzati della mamma Antonella Salamone e di avere infierito sul fratello più grande saltandogli sulla pancia.

Sabrina Fina e Massimo Carandente hanno accusato lei e il padre di essere gli autori dei delitti e che, sempre loro, gli avrebbero impedito di chiamare il 112 per avvisare i soccorsi. Le indagini, però, potrebbero prendere una direzione precisa rispetto a ciò che la ragazza racconterà e in base ai riscontri sui suoi dispositivi elettronici. Per una precisa scelta degli inquirenti sarà ascoltata solo dopo che verrà ultimata la verifica su messaggi, chat e sugli spostamenti registrati nel cloud per capire fino a che punto ha detto la verità. Dovrà spiegare se è stata lei – come è stato ipotizzato – ad aver usato il telefonino fingendo di essere il fratello Kevin mentre parlava con un amico nei momenti più terribili del massacro e come mai non abbia invocato aiuto nonostante avesse a disposizione il cellulare. È certo che quando i carabinieri sono arrivati, lei dormiva e che, assieme, al padre ha scritto alcune frasi religiose sui muri con il pennarello rosso. Si era poi unita alle preghiere con i due «fratelli di Dio» e aveva anche preparato il pranzo e la cena assieme a loro.

Alcuni testimoni avrebbero riferito di una sua forte avversione nei confronti della madre e dei fratelli cresciuta negli ultimi tempi, una tesi rilanciata da Sabrina e Massimo durante i colloqui in carcere con l’avvocato Salvatore Cusumano che li assiste assieme al collega Marco Rocca. «Sabrina - ha rivelato il legale - ha raccontato che tra Antonella, Kevin e la diciassettenne ci sarebbero stati forti dissapori e rapporti molti tesi, tanto che entrambi le avevano confidato che volevano andare via da casa appena possibile». Ma tra i due, Barreca e la figlia è ormai guerra aperta: ognuno di loro cerca di addossare all’altro le colpe per sminuire le proprie responsabilità. L’ex muratore, in mezzo a vaneggiamenti e al delirio mistico, aveva puntato il dito contro entrambi sostenendo di essere stato drogato e manipolato per convincerlo a sterminare la famiglia.

I due presunti istigatori sono passati al contrattacco chiedendo un incontro con i magistrati di Termini Imerese a cui presentare la loro versione, non priva di contraddizioni. Hanno giurato di essere innocenti, ribadito di essere entrati e usciti più volte dalla casa e aperto la strada a un nuovo mistero, cioè - a detta loro - bisognerebbe guardare alle chiamate in entrata e in uscita dei cellulari facendo balenare l’idea di un’altra persona che era a conoscenza di quello che stava accadendo, una sorta di santone che avrebbe in qualche modo consigliato – o addirittura diretto – i riti per la purificazione da fantomatiche presenze demoniache.
Sabrina e Massimo dovranno rendere conto anche del loro comportamento: se non hanno avuto la possibilità di fare intervenire qualcuno, perché non si sono precipitati a farlo nelle ore successive alla carneficina, quando magari stavano tornando in treno dalla stazione di Altavilla fino in città? Interrogativi a cui a breve potrà essere data una risposta confrontando le varie deposizioni con i risultati dei tabulati e delle celle dei telefonini, che faranno luce sui contatti e sulle relazioni tra gli indagati, ma anche attraverso le tracce biologiche dei vestiti e degli indumenti intimi che saranno analizzati in laboratorio.

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