La telefonata di Barreca al 112 dopo la strage di Altavilla: «Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina»
Dove sia stato e cosa abbia fatto in quel black-out di 12 ore è ancora tutto da scoprire. Ma è invece agli atti la telefonata al 112, effettuata l’11 febbraio a mezzanotte e 37 minuti, in cui Barreca aveva denunciato di avere sterminato la sua famiglia nel nome di Dio. «Buonasera, mi devo consegnare. Anche se vi dico perché, non ci credete. Ve lo dico lo stesso... credere o non credere... Quando uno vuole fare la volontà di Dio, gli spiriti si ribellano. Mia moglie era posseduta. In pratica è morta mia moglie. Ho dovuto scappare, i demoni mi stanno mangiando pure a me. Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina e sono qua a Casteldaccia. C’ho mio figlio, ho due morti e una l’ho lasciata lì. Il mondo spirituale non è come quello carnale, capito?», è il contenuto della folle discussione con i carabinieri durante la quale, tra le farneticazioni religiose, confessava di aver ammazzato la moglie e i due figli. L’operatore, che all’inizio aveva risposto pure infastidito da quella che sembrava la telefonata di un mitomane, era ancora (e giustamente) incredulo e perplesso: «Sì, quindi si vuole consegnare perché?». Ma – se possibile – la risposta era stata ancora più confusa e agghiacciante: «Sono qua a Casteldaccia! Io ho chiamato e mi hanno dato qua la cosa di Casteldaccia. Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina, addirittura perché non vogliono che vado avanti a fare la volontà di Dio. Ho lasciato mia figlia ed era pure posseduta - diceva tra le lacrime - mio figlio piccolo è morto». A questo punto l’addetto del numero di emergenza aveva capito che c’era qualcosa che non andava e aveva spiegato che, da lì a poco, sarebbero andati a prenderlo. Appena era stato rintracciato, i militari erano andati subito nella villetta di Altavilla Milicia trovandosi di fronte ad una scena incredibile: nella cameretta da letto c’era il piccolo Emanuel coperto da un telo, Kevin invece era nel soggiorno dietro al divano legato mani e piedi dietro la schiena con una catena. Barreca, in un momento di lucidità, aveva rivelato di aver bruciato il corpo della moglie in giardino mentre i carabinieri avevano dovuto forzare la porta di una cameretta scoprendo che la figlia diciassettenne era incolume e stava dormendo. La ragazza è rinchiusa in una sezione di un carcere femminile fuori dalla Sicilia: da testimone delle barbarie, con il passare dei giorni, le indagini hanno svelato che avrebbe partecipato alle torture e ai delitti della mamma e dei fratelli. Il procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, che oggi dovrebbe compiere un sopralluogo nella casa degli orrori, ha deciso di ascoltarla solo dopo che verrà ultimata la verifica sul suo cellulare, in particolare si stanno analizzando i messaggi, le chat e gli spostamenti per capire fino a che punto ha detto la verità. Intanto i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Messina stanno analizzando i vestiti accatastati sul letto e gli oggetti sequestrati nel bilocale di via dell’Arancio, a Sferracavallo, dove abitavano Massimo Carandente e Sabrina Fina, che potrebbero essere stati utilizzati dalla coppia nei giorni della strage.