Mafia a Palermo, il boss Auteri sceglie la linea del silenzio: i magistrati cercano i suoi fiancheggiatori
Il boss di Palermo Giuseppe Auteri fa scena muta davanti ai magistrati, ma l’inchiesta sui suoi anni di latitanza procede a ritmo serrato. Magistrati della Dda e carabinieri sono concentrati sull’esame di pizzini, documenti e telefoni trovati nel covo di via Recupero, una traversa di via Oreto, a due passi dalla stazione centrale di Palermo, e attendono anche i risultati della perizia balistica sulla pistola calibro 38 trovata al ricercato al momento dell’irruzione degli investigatori, avvenuta lunedì scorso, 4 marzo. Auteri, considerato il reggente di Porta Nuova e soprannominato Vassoio, aveva fatto perdere le tracce nel settembre del 2021 e da allora avrebbe accresciuto il suo potere all’interno del mandamento. Gli inquirenti sono alle prese con la ricostruzione dei suoi contatti e della rete di fiancheggiatori che lo ha aiutato a sottrarsi alle ricerche. Il boss, accusato della detenzione del revolver e colpito nel luglio del 2022 da un’ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell’operazione «Vento» contro i clan della zona del centro , con le accuse di associazione mafiosa, estorsione aggravata e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga (la sua posizione era stata stralciata, ma adesso, dopo la cattura, il procedimento nei suoi confronti potrà prendere avvio, visto che per lui è già arrivato il rinvio a giudizio), è comparso due volte davanti ai magistrati, ma ha scelto la linea del silenzio. Appesantito e con la barba lunga, ha chiesto di un barbiere per potersi dare una sistemata. Auteri, trasferito nel carcere di Pagliarelli, da quando si è reso uccel di bosco ha scelto una linea di grande prudenza e ha limitato i suoi contatti, a cominciare da familiari e parenti. Ma, secondo l’accusa, ha retto le redini della cosca e gestito diversi affari. Il suo nome è strettamente legato al boss Tommaso Lo Presti il lungo, che gli affidò l'incarico di gestire la cassa di Porta Nuova assieme a Giuseppe Incontrera, assassinato il 30 giugno del 2022 in via Imperatrice Costanza, alla Zisa. Legami risultano anche con l’altro capomafia Giuseppe Di Giovanni, anche lui detenuto.