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Mafia a Palermo, il boss Auteri sceglie la linea del silenzio: i magistrati cercano i suoi fiancheggiatori

È ritenuto il reggente della cosca di Porta Nuova, gli inquirenti provano a ricostruire i suoi contatti e la rete che lo ha aiutato durante la latitanza

Palermo via Recupero abitazione latitante Giuseppe Auteri 5-3-2024

Il boss di Palermo Giuseppe Auteri fa scena muta davanti ai magistrati, ma l’inchiesta sui suoi anni di latitanza procede a ritmo serrato. Magistrati della Dda e carabinieri sono concentrati sull’esame di pizzini, documenti e telefoni trovati nel covo di via Recupero, una traversa di via Oreto, a due passi dalla stazione centrale di Palermo, e attendono anche i risultati della perizia balistica sulla pistola calibro 38 trovata al ricercato al momento dell’irruzione degli investigatori, avvenuta lunedì scorso, 4 marzo.

Auteri, considerato il reggente di Porta Nuova e soprannominato Vassoio, aveva fatto perdere le tracce nel settembre del 2021 e da allora avrebbe accresciuto il suo potere all’interno del mandamento. Gli inquirenti sono alle prese con la ricostruzione dei suoi contatti e della rete di fiancheggiatori che lo ha aiutato a sottrarsi alle ricerche.
Il boss, accusato della detenzione del revolver e colpito nel luglio del 2022 da un’ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell’operazione «Vento» contro i clan della zona del centro , con le accuse di associazione mafiosa, estorsione aggravata e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga (la sua posizione era stata stralciata, ma adesso, dopo la cattura, il procedimento nei suoi confronti potrà prendere avvio, visto che per lui è già arrivato il rinvio a giudizio), è comparso due volte davanti ai magistrati, ma ha scelto la linea del silenzio.

Appesantito e con la barba lunga, ha chiesto di un barbiere per potersi dare una sistemata. Auteri, trasferito nel carcere di Pagliarelli, da quando si è reso uccel di bosco ha scelto una linea di grande prudenza e ha limitato i suoi contatti, a cominciare da familiari e parenti. Ma, secondo l’accusa, ha retto le redini della cosca e gestito diversi affari. Il suo nome è strettamente legato al boss Tommaso Lo Presti il lungo, che gli affidò l'incarico di gestire la cassa di Porta Nuova assieme a Giuseppe Incontrera, assassinato il 30 giugno del 2022 in via Imperatrice Costanza, alla Zisa. Legami risultano anche con l’altro capomafia Giuseppe Di Giovanni, anche lui detenuto.

Il boss Giuseppe Auteri e, in alto, la palazzina di via Recupero nella quale è stato trovato

L’inchiesta sfociata nella cattura del reggente di Porta Nuova, un mandamento cruciale per la vita delle famiglie, è coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gaspare Spedale e Federica La Chioma, che hanno disposto accertamenti per ricostruire la latitanza di Vassoio, che dal 2021 potrebbe avere cambiato più di un covo. L’ultimo, al secondo piano di una modesta palazzina abitata da diverse famiglie, sarebbe stato scelto per il fatto di trovarsi in una piccola via piuttosto anonima. Auteri aveva con sé anche poco meno di cinquemila euro, soldi che gli avrebbero consegnato i suoi fedelissimi per fare fronte al suo sostentamento.

Nel mandamento di Porta Nuova, decimato dalle retate delle forze dell’ordine e alle prese con la necessità di disporre di grandi risorse anche per assistere le famiglie dei detenuti, oltre alle estorsioni, uno dei business principali è rappresentato dal traffico e dallo spaccio di droga. Nelle ultime operazioni contro le cosce del centro gli investigatori hanno ricostruito in modo certosino il business, gestito dai boss che impongono ai pusher di rifornirsi solo da loro e di rispettare rigide regole nella vendita di stupefacenti.

L’ascesa di Auteri comincia nel settembre del 2019, dopo la scarcerazione in seguito a una condanna per rapina ed estorsione (aveva anche scontato una pena a otto anni per associazione mafiosa), e avrebbe avuto impulso dopo la liberazione di Tommaso Lo Presti, avvenuta nel febbraio del 2020, che lo avrebbe imposto nel ruolo di cassiere, affiancandolo a Incontrera. Nelle pagine dell’inchiesta sulla cosca e sul delitto Incontrera c’è spazio anche per una strana telefonata anonima alle forze dell’ordine il 5 giugno del 2020. Una chiamata con la quale si segnalò l’eliminazione di Salvatore Incontrera («Correte alla Zisa, hanno ammazzato il figlio di un boss»). Ma la notizia era falsa e, grazie alle intercettazioni, si scoprirà che la comunicazione anonima aveva un obiettivo per incidere nelle dinamiche criminali e, con tutta probabilità, per favorire l’ascesa di Auteri.

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