
I familiari del boss Giuseppe Arduino erano consapevoli che il familiare rischiava di essere di nuovo arrestato. È quanto hanno accertato gli uomini della Squadra mobile di Palermo durante le intercettazioni ambientali e telefoniche, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 9 persone delle cosche di Brancaccio e Sperone.
Dentro un’auto, in via Messina Marine, alcune donne della famiglia parlavano tra loro e non nascondevano le preoccupazioni che derivavano dalla consapevolezza che Arduino potesse di nuovo finire in carcere. C'è chi non dormiva la notte, temendo l’arrivo di polizia o carabinieri. Arduino era stato condannato a 10 anni di carcere, con sentenza diventata irrevocabile, nel 2018.
Il 15 gennaio 2021 era stato scarcerato dall’istituto di pena di Cosenza in concessione della liberazione anticipata e sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni. A novembre del 2022 è stato denunciato per violazioni delle prescrizioni, poiché senza patente guidava uno scooter. Altra denuncia nell’ottobre del 2023 per aver violato gli obblighi della sorveglianza speciale.
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