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Carabiniere di Castelbuono entra in banca dati per sapere del cognato indagato: ha fatto il suo dovere, prosciolto

Il gup ha negato il rinvio a giudizio del maresciallo Salvatore Palmiero, accusato di accesso abusivo al sistema informatico. Dopo l'accertamento, il militare interruppe la relazione con la fidanzata, che gli aveva nascosto che il fratello gemello era coinvolto in una vicenda di spaccio

La stazione di carabinieri di Castelbuono

Il gup del tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha prosciolto in udienza preliminare un maresciallo dei carabinieri, Salvatore Palmiero, imputato di accesso abusivo al sistema informatico Sdi delle forze dell’ordine. L’imputato, ex vicecomandante della stazione dell’Arma di Castelbuono, aveva «interrogato» il sistema per scoprire le indagini in corso a carico del fratello della propria fidanzata dell’epoca. Il rapporto sentimentale tra i due era finito proprio perché Palmiero aveva scoperto che la ragazza gli aveva nascosto che il fratello gemello era coinvolto in una vicenda di spaccio di sostanze stupefacenti. Fatto che al maresciallo era stato confermato dall’accesso alla banca dati delle forze di polizia.

Il gup Gaeta ha così respinto la richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dalla Procura, accogliendo la tesi dell’avvocato Gioacchino Genchi ed escludendo - con la formula «perché il fatto non sussiste» - che l’accesso fosse stato abusivo. Il difensore, ex vicequestore di polizia, esperto in indagini informatiche complesse svolte in prima persona, ha fatto rilevare che il vicecomandante, dalla postazione della stazione del paese sulle Madonie, il 26 agosto 2017 aveva effettivamente interrogato il sistema sul fratello della fidanzata, con la motivazione «ricostruzione frequentazioni e ambito sociale soggetto». Ciò che aveva scoperto lo aveva portato poi a interrompere la relazione sentimentale.

Il difensore ha evidenziato che nel testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, al numero 5 dell’articolo 732, è previsto che «il personale dell’Arma dei carabinieri deve improntare il proprio contegno (...) mantenendo, anche nella vita privata, una condotta seria e decorosa», osservando «i doveri del suo stato, anche nel contrarre relazioni o amicizie». La verifica della situazione del possibile, futuro cognato, secondo le argomentazioni difensive, rientrava dunque fra i doveri del militare, tenuto a evitare di entrare in relazione con soggetti pregiudicati o indagati per gravi reati. Verifica che, ha concluso il legale, è giustificata anche per «la vita privata del singolo militare, qualunque sia il suo grado, anche con riguardo agli aspetti più intimi delle sue frequentazioni».

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