Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Nove anni fa l'omicidio di Aldo Naro a Palermo, la lettera della mamma e della sorella: «Vieni ucciso a ogni udienza e non hai giustizia»

Le parole di dolore della famiglia del giovane medico di San Cataldo: «Perché mentire? Non potremo mai spiegarcelo»

Era la notte di San Valentino del 2015, una notte che segnò per sempre la vita della famiglia di Aldo Naro, ucciso a venticinque anni al Goa di Palermo, dove era in corso una festa di Carnevale. Sono trascorsi nove anni da allora, ma il dolore e la ricerca della verità non si sono mai fermati: la madre Anna Maria, il papà Rosario e la sorella Maria Chiara, dopo le tre condanne per rissa e favoreggiamento, attendono ancora giustizia Per l’omicidio è stato condannato in via definitiva Andrea Balsano, mentre sono stati rinviati a giudizio altri tre buttafuori. Maria Chiara e la mamma hanno scritto una struggente lettera per il fratello, ribadendo lo strazio per la sua assenza e le difficoltà di convivere con una realtà sempre più dura da accettare. La lettera è stata pubblicata sui social, in particolare sulla pagina «Giustizia per Aldo Naro».

«Aldo, ripensando alla notte di 9 anni fa mi vengono i brividi. La persona più importante, la più preziosa, calciata, pestata, maltrattata sino a farle esalare il suo ultimo respiro. In questi 9 anni ho visto, ho sentito.. ma nulla sapeva di verità. E la verità è che tu sei stato ucciso davanti a tutte le persone con cui eri e ai presenti. Ed ognuno di loro ha preferito girarsi, distogliere lo sguardo e anche distaccarsi totalmente dalla realtà. Creando una propria verità. Perché mentire? Perché? Non potrò mai spiegarmelo, non riuscirò mai ad avere una risposta. Una cosa però l’ho capita. Tu sei stato ucciso il 14/02/2015, sei ucciso ad ogni udienza, sei ucciso ogni giorno dove non ci sei, sei ucciso ogni giorno dove non hai e non abbiamo giustizia. Ma tu vivi, vivi quando ti sogno, vivi quando mi sussurri di andare piano, vivi quando sognandoti, mi chiedi di visitarmi perché se quello che c’è è tenuto sotto controllo, tutto può essere curato. E poi alla fine io ho due noduli al seno. Tu ci sei e ci sarai per sempre. Ed io sono grata ed arrabbiata per tutto. Per quello che ero, che eravamo e che saremmo stati. Non voglio più nascondere quello che realmente è».

«Tu sei un martire - prosegue la lettera -. Hai vissuto per dimostrare che eri, per poi morire nelle mani di persone che non meritavano nulla. Ma tu continui ad essere, nonostante tutto. Nonostante la mafia non esista, nonostante i miracoli non esistono. Io so di avere un possibile tumore in me e tu sei stato ucciso il 14 febbraio 2015. A me l’hai detto tu, a te purtroppo non l’ha detto nessuno. Non ti ha tutelato nessuno, e mi piange il cuore per questo. Ti ringrazio e mi insegni tutti i giorni la pazienza, l’amore, il perdono, la perseveranza. Tutti i giorni. Non c’è giorno in cui il mio pensiero non ti sia rivolto, non c’è giorno in cui il mio sguardo non sia rivolto verso di te e non c’è giorno in cui non ti vorrei con me. Mi manchi, sempre e in ogni momento. Guardo il cielo e per me ci sei soltanto tu».

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia