«Cercava da tempo di superare il test per la patente. Si disperava, la voleva a tutti i costi, ma non riusciva mai a passare i quiz: per lei era fondamentale». Tutti quelli che conoscevano Antonella Salamone concordano sulla «grande dolcezza» della donna, «una madre di famiglia con tutti», ed erano al corrente del suo più grande desiderio: poter stringere per le mani la patente di guida, appunto. Ne parlava con tutti, si confidava e trasudava quella che altro non era che una gran voglia di libertà.
La donna, tragicamente vittima della mattanza di Altavilla Milicia insieme ai figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni, agognava l’emancipazione dal marito. La posizione della villetta degli orrori, tra le colline della parte alta del paese, non le permetteva di potersi muovere in autonomia e a lui, Giovanni Barreca, spettava il compito, e la volontà, di accompagnarla. Desiderio di libertà noto anche tra i corridoi e le stanze del Comune di Altavilla Milicia, dove Antonella lavorava saltuariamente facendo le pulizie. Era inserita in un programma di servizio civile con il quale riusciva a contribuire all’economia domestica. «Non abbiamo colto nessun segnale - spiega Pino Virga, sindaco di Altavilla Milicia - questo non induce un senso di colpa, ma crea sicuramente uno stimolo: dobbiamo essere tutti più attenti a segnalare, per noi e per altri, se ci accorgiamo che qualcosa non funziona. La comunità è inorridita e in ogni momento arrivano nuovi segnali sempre più inquietati. Non è chiaro il ruolo di questa ragazza sopravvissuta, come di questa coppia di palermitani. Viviamo davvero una costante inquietudine».ù
Il primo cittadino sottolinea quanto la comunità sia «sana, attenta e solidale» e spiega come nel paese convivano «serenamente la comunità cattolica, che è quella prevalente - dice - e quelle evangeliche che con sobrietà predicano anche loro. Quello che è accaduto non è religione, può avere sì una matrice religiosa che sfocia però in altro. Questo però spetta agli inquirenti a stabilirlo». E annuncia una manifestazione: «Da più parti - dice - anche dai paesi vicini, giungono volontà di stringersi tutti insieme intorno a questa tragedia, faremo una fiaccolata». Sui funerali nessuna novità: le salme sono ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria e quando sarà il momento il Comune si metterà a disposizione per celebrare «nel rispetto della volontà dei congiunti», ha poi concluso Virga.
Tra impiegati e dirigenti non si parla d’altro: «Era dolcissima - racconta una dirigente -, quando veniva qui per lavorare era sempre educata, scambiavamo qualche parola ma nulla di che. Ci raccontava spesso di questa patente, si disperava perché non riusciva a prenderla». E c’è anche qualcuno che ricorda Barreca: a parlarne è Cristian Violante, guardia giurata di Gela e pastore evangelista, che racconta di aver conosciuto l’uomo autore della strage. «Piango per questa famiglia con cui abbiamo condiviso nel passato belle cose - scrive affidando a Facebook il proprio pensiero -. Una famiglia che non faceva male ad una mosca, se dietro c’è questa setta satanica devono marcire in galera. State attenti ai falsi pastori». Il riferimento è al sedicente pastore barese. Roberto Amatulli, ex parrucchiere, che pare Barreca seguisse sui social. E dal quale però Amatulli ha preso subito le distanze.
Nei pressi della villetta ormai ci sono soltanto i carabinieri a presidio dell’abitazione. A Sferracavallo dove Sabrina Fina, che con il compagno Massimo Carandente è accusata di aver istigato e partecipato alla mattanza, abitava fin da piccola, continua la sfilza di residenti e abitanti della zona che la riconoscono sui social. Di lui, invece, nessuna traccia. Nessuno lo ha mai visto, tranne il vicino di casa Francesco Lo Cicero, per ragionevoli motivazioni. E proprio sui social, invece, Carandente lascia molte tracce: come Barreca, anche lui postava continuamente frasi, pensieri e versetti tratti dai libri sacri cristiani. In particolare, colpisce la fittissima rete di amicizie in tutta la Sicilia e l’Italia di gente altrettanto credente e la sua quasi compulsiva necessità di dover seguire le tante comunità Adi - acronimo di Assemblee di Dio in Italia - sparse nelle province dell’Isola e sul territorio nazionale.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia