I boss e i loro sodali si erano fatti più prudenti ma non avevano mai interrotto i loro affari. Anzi, si erano fatti anche più fiorenti con i vertici dell’organizzazione a crearsi una sorta di «schermatura» che li aiutasse a restare fuori dai pericolosi potenziali di arresti in flagranza. Tra dialoghi convenzionali e spesso criptati, Giuseppe Passalacqua ha continuato a gestire in totale autonomia e in «esclusiva» le piazze dello spaccio di Carini. Ma il suo impero si è andato via via sgretolando. Prima a luglio del 2022 aveva visto finire in manette il boss Giuseppe Lo Duca, finito nella rete insieme al suo «amico» Salvatore Ferrigno che sperava con l'appoggio della mafia di scalare uno scranno all'Assemblea regionale siciliana. Poi è toccato proprio a Passalacqua finire dietro le sbarre nel blitz di martedì scorso dei carabinieri che ha scoperchiato una presunta organizzazione mafiosa dedita alla gestione abusiva di una condotta idrica pubblica, al traffico di droga, all'usura e alle estorsioni. Con lui è finita la libertà anche del boss emergente John Pipitone, dell'imprenditore Salvatore Abbate, e di Salvatore e Vincenzo Vallelunga (solo quest'ultimo ai domiciliari, ndr). Gli inquirenti sono convinti che Passalacqua fosse diventato, dopo l'arresto di Lo Duca, l'incontrastato «re» delle piazze di spaccio di Carini. Ovviamente «consacrato» tale da John Pipitone, 42 anni, figlio di Giovan Battista e divenuto nel frattempo il capo del mandamento carinese. Da Passalacqua veniva diretto tutto lo smercio e il successivo spaccio che chiaramente serviva per sostentare l'organizzazione criminale. Un dominio che concretamente ebbe inizio nel luglio del 2021 quando Lo Duca, intercettato nel corso di un dialogo, investiva ufficialmente due sodali nel ruolo di controllori del traffico di stupefacenti nella zona di Carini. La microspia installata nel telefono di Lo Duca captò chiaramente che l'allora boss diede ai due il compito di supervisori degli affari legati al commercio di droga nel territorio. Proprio Lo Duca chiamava in causa anche Passalacqua dicendo: «Giuseppe che è un altro amico nostro che tu conosci dico...», indicandolo quale esponente mafioso con il quale aveva concordato queste nomine. Inoltre, sempre Lo Duca spiegava quali fossero le regole di ingaggio e i relativi rischi connessi alla divulgazione del suo nome e di quello del sodale Passalacqua da parte dei loro subordinati. Poi arrivò nel 2022 l’arresto di Lo Duca e gli inquirenti hanno avuto modo di accertare che proprio Passalacqua andò a prendere tutte le incombenze con il controllo delle dinamiche criminali del territorio connesse al controllo del traffico di stupefacenti. Passalacqua e Lo Duca, quando erano entrambi ancora liberi, adottavano riservati protocolli di comunicazione. Parlavano di appuntamenti: «Al bacio mezzora», «Mezz'ora significa?». Così davano corso alle loro «segrete riunioni» e disponevano pure di luoghi nascosti che si guardavano bene dall'indicare, dicendo al telefono: «Sempre là».