«Il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. Inammissibile, per noi è lo scempio a cui stiamo assistendo». Comincia così lo sfogo di Lia Geloso, compagna di Vincenzo Bommarito, l’uomo originario di Borgetto che si è visto confermare l’ergastolo per il sequestro e l’omicidio del possidente di Partinico Pietro Michele Licari. Bommarito, al cui caso la trasmissione di Italia 1, Le iene, aveva dedicato una serie di servizi, aveva ricevuto solidarietà e sostegno da parte di chi affermava che la sua condanna all’ergastolo fosse stata ingiusta. La revisione della sentenza definitiva di condanna per i fatti risalenti al 2007, però, già respinta dalla Corte d’appello di Caltanissetta, è stata dichiarata inammissibile, ieri, dalla seconda sezione della Cassazione, che non ha nemmeno valutato nel merito il ricorso della difesa. La compagna, nella sua dichiarazione-sfogo, diffusa attraverso l’avvocato Cinzia Pecoraro, parla di «dignità di un uomo calpestata» con «una famiglia calpestata, schiacciata, distrutta».
Bommarito era rimasto in sospensione pena dal 2018 al 2022, uscendo dal carcere per quattro anni, e aveva avuto un figlio, proprio dall’unione con la Geloso: per questo la donna parla di «un figlio senza un padre, una donna senza il compagno, una madre senza un figlio, delle sorelle senza un fratello, dei nipoti senza zio». Questo sarebbe avvenuto «nonostante nessuna accusa e nonostante le prove dell’innocenza... Siamo vittime della legge italiana. Siamo vivi ma non siamo liberi». «Continuo a credere che non ci si possa e non ci si debba rassegnare all’idea di urlare la propria innocenza. Mai rassegnarsi - conclude la lettera -. Nostro figlio non continuerà a crescere senza un padre. Ringrazio per la vicinanza, ma vi prego di non smettere di continuare a parlare di Vincenzo Bommarito e a urlare insieme la sua innocenza».
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