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Il sesso in chat coi ragazzini: condanna definitiva e carcere per il prete di Caltavuturo

Don Vincenzo Esposito era ai domiciliari. Le vittime di Termini Imerese

Vincenzo Esposito

Cinque anni per induzione alla prostituzione minorile: per scontare questa pena ieri (22 dicembre) è stato arrestato don Vincenzo Esposito (nella foto), portato in carcere dai domiciliari in cui si trovava. Il provvedimento è effetto della sentenza con cui la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa contro la condanna, confermata dalla Corte d’appello. L’unica strada possibile, adesso, per i legali, è l’eventuale ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, perché al sacerdote - sospeso a divinis - non sarebbe stato garantito un equo processo.

Don Esposito era parroco a San Feliciano Magione, in Umbria, ma - lui che è originario di Caltavuturo - sarebbe stato in contatto con ragazzini minorenni di Termini Imerese. E in questo torbido contesto il prete era stato intercettato dai carabinieri della compagnia termitana mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini che, all’epoca dei fatti (risalenti al 2018-2019) avevano tra 16 e 17 anni. In cambio, stando a quanto emerso nel corso del processo, padre Esposito dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postepay: non cifre elevate, somme comprese fra 10 e 30 euro, ma sufficienti a integrare il reato. Nella sua difesa il sacerdote aveva sostenuto di non avere chiesto ai giovanissimi di effettuare le videochiamate: sarebbe stata anzi una loro iniziativa e don Esposito si sarebbe limitato a guardarli. Una tesi che non ha smontato le imputazioni dei pm di Termini. Ora l’esecuzione della pena.

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