Nei giorni scorsi il Giornale di Sicilia aveva lanciato l'allarme con un commento di Riccardo Arena, capo servizio della cronaca di Palermo, in occasione della rissa sventata dalle forze dell'ordine proprio davanti alla discoteca tra il 15 e 16 dicembre.
Di seguito il fondo integrale pubblicato il 17 dicembre
In fondo, come hanno più volte rammentato alla memoria collettiva celebrazioni e processi, senza la seconda strage del 1992 i mafiosi detenuti non sarebbero finiti subito a Pianosa e all’Asinara e avrebbero continuato a spadroneggiare dalle carceri ordinarie in un Paese ferito e smarrito: il Parlamento discuteva, limava, rivedeva, si opponeva, il tempo per convertire in legge il decreto Falcone era quasi scaduto: dum Romae consulitur... È, il nostro, un Paese che vive di emozioni e sensazioni e che, se non c’è l’emergenza nell’emergenza, preferisce rinviare, temporeggiare, esitare: Palermo non fa eccezione. Cinque giorni dopo la sparatoria di via La Lumia, che tanto legittimo sconcerto ha suscitato nell’opinione pubblica, nulla è cambiato, tanto che la scorsa notte, di fronte a una discoteca della centralissima via Pasquale Calvi, gli animi sono tornati a surriscaldarsi, dalle parole si è passati ai fatti e c’è voluto il massiccio intervento delle forze dell’ordine per evitare la replica di quanto avvenuto nella (vicinissima) via La Lumia. Il teatro di questo nuovo episodio - il Notr3 - è lo stesso di febbraio scorso, quando un’altra violenta lite aveva poi portato a chiudere il locale per un mese.
Cosa si aspetta, dunque? La città irredimibile, solitamente bagnata dall’acqua e asciugata dal vento, è meno immutabile e immobile del solito, è preoccupata, ha paura. E sì che, secondo le classifiche, non è nemmeno tra le prime dieci più pericolose d’Italia: ma le statistiche valgono quel che valgono, se ci sono gli spari di via La Lumia in mezzo a torme di ragazzi in cerca di divertimento, se il disinvolto e criminale pistolero è ancora impunito (si spera per poco), se persino il ferito rimane ignoto, se le zuffe hanno - il mese scorso - terrorizzato, a turno o contemporaneamente, i week end della Vucciria, di Sferracavallo e Mondello, di piazza Sant’Anna, se gli alcolici e i superalcolici - ben oltre le modiche quantità - girano tra i minorenni, se il cantiere della vergogna dello stupro al Foro Italico è sempre facilmente accessibile, se viene spaccata la vetrina di un grande magazzino in via Roma e contemporaneamente di due locali non lontani. Ragion per cui giovedì, nella città fuori dalla top ten dell’insicurezza nazionale, si scenderà in piazza per sostenere che tanto sicuri non si è.
In tutto questo il Consiglio comunale non fa il suo, il regolamento che potrebbe ridurre gli orari notturni di apertura e di diffusione di musica, limitando pure le mescite, rimane fermo, i vigili urbani sono in numero insufficiente e di notte in giro non va quasi nessuno, le forze dell’ordine fanno il possibile ma non possono stare a ogni angolo di strada, insomma la soluzione non c’è. Fino a quando non succederà qualcosa di più grave: speriamo di no, ma da noi usa fare così.
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