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Un mese fa l'omicidio del cameriere algerino in via Roma a Palermo, la sorella: «Ho tanta rabbia»

Fella Boudjemai ricorda il fratello con parole di dolore ed estrema amarezza: «Non ho potuto nemmeno salutarti»

«Ci hai lasciato un mese fa, ogni giorno, ogni notte ti penso. Ho tanta rabbia perché non ho potuto salutarti. Sei andato via così, senza dire nulla». Sono le parole piene di dolore di Fella Boudjemai, la sorella del quarantunenne algerino ucciso in via Roma, a distanza di un mese dall'omicidio. Badreddine Boudjemai, da tutti conosciuto come «Samir», è stato freddato con tre colpi di pistola di fronte alle Poste centrali nella notte tra il 3 e il 4 novembre, mentre tornava a casa dopo il lavoro.

«Mi manchi tanto. Spero che Dio ti accolga nel suo paradiso», scrive la sorella sui social, ricordandolo con una foto in cui l'uomo è sorridente, in una delle strade del centro storico che tanto amava e in cui abitava con la moglie e i suoi due bambini. Stava tornando da loro quando è avvenuto il delitto: ancora pochi metri e avrebbe riabbracciato la sua famiglia. Ad accorgersi del corpo ormai senza vita sono state due turiste canadesi che hanno lanciato l'allarme. Per l'omicidio si trova in carcere Alì El Abed Baguera, tunisino di trentadue anni, cameriere di un locale in via Emerico Amari, a poca distanza dal ristorante in cui Boudjemai lavorava da tempo.

Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato dall'indagato: si è sempre professato innocente, ma ad incastrare l'uomo sarebbero le immagini delle telecamere che si trovano nella zona, che lo avrebbero immortalato proprio lungo il tragitto verso il luogo del delitto.

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