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Palermo, lacrime e rabbia ai funerali dell'autotrasportatore investito e ucciso

A dare l'ultimo saluto a Emanuele Magro in chiesa a Cardillo c'era tutto il quartiere. Parenti e amici chiedono giustizia

Oggi è il giorno del dolore, dei lunghi abbracci e delle lacrime. A dare l'ultimo saluto a Emanuele Magro in chiesa Santa Silvia a Cardillo a Palermo, c'è tutto il quartiere. Ci sono gli amici che sono cresciuti con lui, i familiari che lo hanno amato. Papà Salvatore non c’è. È ricoverato in ospedale e ha appena subìto un intervento al cuore. In prima fila ci sono Giusy, Roberta e Alessandro, le sorelle e il fratello di Emanuele che chiedono a Dio ancora perché sia successo.

Emanuele, autotrasportatore di 33 anni, stava andando al lavoro mercoledì della scorsa settimana e un'auto a gran velocità in via Ernesto Basile lo ha travolto. Nessuno lo ha soccorso, solo un'ambulanza che per caso passava da lì si è accorta di lui. Trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Civico, è stato fatto tutto il possibile per salvare la vita al ragazzo ma dopo 5 giorni non ce l’ha fatta. Oggi amici e parenti si stringono intorno alla famiglia Magro. Alcuni indossano una maglia con il volto e il sorriso di Emanule, e dopo la messa, celebrata da padre Sergio Matranga e don Piergiorgio Pizzo, un lungo applauso e palloncini bianchi e azzurri sono volati in cielo per raggiungere e salutare il ragazzo dal cuore d’oro e amato da tutti, che anche nella morte è stato generoso. La famiglia, infatti, ha acconsentito alla donazione degli organi che potranno salvare altre vite umane.

«Oggi siamo tutti qui a condividere questo dolore dal quale ognuno di noi è stato toccato - dice padre Matragna - Possiamo solo condividere, stare insieme e piangere con i familiari. Dobbiamo pensare però che questa non è la fine di ogni cosa. Le anime dei giusti continuano a vivere presso Dio. La nostra mente va a quello che è stato e a quello che poteva essere e questo fa più male, ma non è un dolore disperato perché abbiamo la certezza e la promessa che Emanuele lo rivedremo. Oggi dobbiamo pregare per i vivi che sono rimasti. Il dolore ci mostra quanto siamo umani e cosa è davvero importante». Ora ciò che tutti chiedono è giustizia perché Emanuele non doveva essere abbandonato in strada ma soccorso. Mentre il corpo di Emanuele viene tumulato in una sepoltura al cimitero dei Rotoli, rimangono le domande: «Se si fosse fermato?», «Se lo avesse aiutato si sarebbe potuto salvare?». Le indagini proseguono e si spera che prima o poi il responsabile di tanto dolore possa farsi avanti o essere rintracciato.

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