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La morte di Emanuela Perinetti, la disperazione del padre: «Lottava con l'anoressia, si è lasciata spegnere»

Il dolore dell'ex direttore sportivo del Palermo: «Non riusciamo a capire come sia possibile che una ragazza come lei abbia fatto questa fine»

«Non riusciamo a capire perché si sia lasciata spegnere così». A parlare è Giorgio Perinetti, direttore sportivo (ora all'Avellino) tra i più conosciuti in Italia, con un passato anche a Palermo, all'indomani della morte di sua figlia Emanuele, 34 anni, apprezzata a conosciuta professionista della comunicazione.

«Non riusciamo a capire, non riusciamo a capire – ripete Perinetti alla Gazzetta dello Sport – i medici hanno fatto il possibile, sono stati bravissimi». Una decina di giorni fa l’avevano chiamato da Milano: Emanuela era stata ricoverata al Fatebenefratelli dopo una caduta in casa. Doveva vedersi ieri col padre, ma non ha fatto in tempo.

«Da tempo stava lottando contro l’anoressia - confessa il padre - Lei si preoccupava per me, e mi diceva che tutto andava bene. I professionisti che la seguivano le piacevano, ma forse lo diceva solo per tranquillizzarmi, perché quello preoccupato ero io. Amava il suo lavoro, era felice. Le avevo detto di una promessa fatta alla mamma (morta nel 2015 per un tumore al seno), per vederla guarire e lei mi diceva che ce l’avrebbe fatta. Invece l’altro giorno, quando mi ha detto che aveva “parlato” con lei, ho capito che non c’era più nulla da fare. E da allora mi chiedo come sia possibile spegnersi così, senza nessun problema economico, professionale o sentimentale». I funerali della ragazza si sono svolti oggi, a Milano.

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