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Sotto processo a Palermo per appropriazione indebita il padre e il fratello di Claudio Domino, il bambino ucciso nel 1986

Al centro del procedimento una controversia relativa alla gestione dei servizi di sicurezza negli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria: c'è anche un terzo imputato. La difesa sicura di potere dimostrare la liceità dei comportamenti dei propri assistiti

Si aprirà domani, 3 novembre, il processo per appropriazione indebita contro Antonio Domino, padre del piccolo Claudio, assassinato nel quartiere San Lorenzo di Palermo nel 1986, il figlio Giuseppe e Daniele Scrimali. L’udienza, con decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal pm Federica La Chioma, si svolgerà davanti al giudice monocratico della quinta sezione penale. I Domino sono difesi dall’avvocato Gaspare Genova, Scrimali da Carmela Re. Nel procedimento è parte offesa Angelo Serradifalco, ex assessore comunale e procuratore della società Metronotte d’Italia. È assistito dall’avvocato Giovanni Di Trapani.

Al centro del procedimento c’è una controversia relativa alla gestione dei servizi di sicurezza negli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria (nella foto). Da un lato ci sono i Domino e Scrimali, i primi due considerati amministratori di fatto e l’altro amministratore unico del consorzio Sicurgem, accusati di essersi appropriati di un ingiusto profitto di poco più di 678 mila euro erogati da Enac e Ast Aeroservizi per servizi di fatto espletati dalla Metronotte d’Italia, consociata Sicurgem e, quindi, a detta del pm, «beneficiaria della corresponsione del denaro, non riversando alla Metronotte d’Italia la somma nonostante l’avvenuta restituzione da parte dell’amministratore in carica di quest’ultima». I fatti fanno riferimento a un arco temporale sino al maggio del 2016 ma , secondo l’avvocato Di Trapani, la vicenda sarebbe andata avanti fino a due anni dopo, poiché «le parti avrebbero concordato un piano di restituzione di soldi per un ammontare di diverse rate da 50 mila euro solo in parte onorato».

L’avvocato dei Domino, dal canto suo, sostiene di potere dimostrare in giudizio la liceità dei comportamenti dei propri assistiti. Adesso sarà il giudice a pronunciarsi sul presunto caso di appropriazione indebita per 678 mila euro e rotti. Giuseppe Domino, con interessi nel campo dei servizi di sicurezza con guardie giurate, il 7 ottobre, in occasione dell’anniversario dell’omicidio del figlio, assassinato a 11 anni con un colpo di pistola alla testa, aveva lanciato un appello assieme alla moglie per chiedere giustizia e verità sul misterioso delitto. Per la sua morte non sono stati individuati i responsabili, né le inchieste sono approdate a nulla. «È un dolore di cui soffriamo doppiamente - avevano spiegato Ninni Domino e Graziella Accetta - quando non solo ti hanno ucciso un figlio ma non sai minimamente il perché. Abbiamo avuto da sempre fiducia nelle istituzioni, abbiamo fatto campagne di sensibilizzazione verso i più giovani. Siamo andati nelle scuole di tutta Italia e non solo. E vorremmo che la memoria di nostro figlio non si spegnesse mai. Trentasette anni fa eravamo dei giovani genitori che si spendevano tantissimo per assicurare un futuro ai propri figli. Ci hanno strappato brutalmente il nostro bambino».

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