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«Aveva diritto a correre durante il Covid», bimbo di Palermo risarcito

Il Cga boccia l’ordinanza regionale che durante il Covid vietava l’attività motoria all’aperto Mille euro a un undicenne: un provvedimento immotivato ha negato un’esigenza di vita

Fu una delle norme più controverse del buio e triste periodo del lockdown: il divieto di svolgere qualsiasi attività motoria all’aperto, anche in forma individuale, «ivi inclusa quella dei minori accompagnati dai genitori». E se da Roma i famigerati e temutissimi (quasi quanto il Covid) Dpcm consentivano di fare sport o movimento nelle vicinanze di casa, se si erano scatenate interpretazioni più o meno convincenti sui 500 metri da casa come limite massimo invalicabile, Nello Musumeci aveva tagliato la testa al toro ed era stato ancora più restrittivo, col divieto assoluto e col risultato che ai minorenni era imposta «una permanenza domiciliare assoluta». Senza troppi voli pindarici o abusi di metafore inappropriate, erano letteralmente agli arresti in casa.

Ora però un collegio giudicante (il Cga, ndr) dice che quel divieto era immotivato e che il bambino - all’epoca undicenne - che si era visto negare il proprio diritto a vivere una vita normale va risarcito. Una somma simbolica, per carità: duecento euro per ogni giorno di vigenza di quella mai digerita ordinanza «contingibile e urgente» di Musumeci. Fanno in totale mille euro, con cui il bimbo - oggi ragazzino di 14 anni - magari potrà comprarsi una bicicletta nuova.

Un servizio completo di Riccardo Arena sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia

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