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Palermo, dalle visure catastali agli affitti taroccati: tutti i trucchi della truffa sul Reddito

Il massimo dell’inventiva è un falso certificato dal quale è stata fatta sparire la parola «sposata»

Il Caf di via Cardinale Sanfelice

C’erano le visure catastali e la registrazione dei contratti d’affitto dell’Agenzia delle Entrate visibilmente taroccati. E poi dichiarazioni di residenza e della Tari anche queste del tutto fasulle. Oppure il percettore infedele, che è riuscito a farsi sganciare oltre ventimila euro dall’Inps, si era presentato come disoccupato quando invece era titolare di una ditta individuale. E che dire del barbiere abusivo, che aveva incassato 45 mila euro di indennità, o di quelli che - pur condannati per droga, ricettazione e rapina - avevano presentato documenti che più puliti non si può? Ma il massimo dell’invenzione era stato un falso certificato in cui era magicamente sparita la parolina «sposata». Un dettaglio non di poco conto visto che quando si vive in due si alza l’Isee con il rischio di superare i limiti economici e vedere così sfumare il sogno del reddito di cittadinanza. Anche questa volta, però, il bianchetto aveva funzionato benissimo: le carte erano passate al vaglio dell’istruttoria e così, alla fine, la donna aveva potuto godere di oltre diecimila euro concessi dall’Istituto di previdenza. Sono questi alcuni degli espedienti, contenuti nelle carte dell’inchiesta, utilizzati nel Caf di via Cardinale Sanfelice (nella foto), nel quartiere Arenella di Palermo, per fare in modo che le domande di sussidio venissero accettate anche se i cittadini interessati non ne avevano alcun diritto.

L’inchiesta della guardia di finanza, ruota tutta attorno alla figura di Francesco Tuttoilmondo, il dipendente della partecipata regionale Sas nonché il gestore del centro di assistenza fiscale, finito agli arresti domiciliari. Secondo gli inquirenti sarebbe il «deus ex machina» di tutta la situazione: nonostante la sua attenzione alle comunicazioni («Ti dico di non mandare audio qui e tu li mandi sempre», raccomandava al suo interlocutore) sarebbe stato scoperto infiltrando un programma spia nel suo telefonino.

Ma pure grazie a una serie di indirizzi email riconducibili a lui - di cui uno intestato con il suo nome e cognome mentre in un altro spuntava anche una sua fotografia - da cui partivano le richieste «compiacenti» nei confronti della dipendente comunale per convincerla a chiudere un occhio su quelle pratiche che non possedevano i corretti requisiti. E per raggiungere il suo scopo, era disposto ad allettare l’impiegata con una somma di denaro come contropartita. Proposte, però, che erano cadute nel vuoto spingendo invece l’impiegata a presentare la denuncia.

«Salve signora - scriveva Tuttoilmondo per chiedere il cambio di domicilio -. Ho inviato le pratiche, ma non sono state lavorate. Se posso fare qualcosa per lei, dica pure. Non c’è problema per un regalino affettuoso» E poi «se mi dà una Postepay metto un regalino che rimane tra di noi». O ancora: «Ho 15 pratiche da fare, se lei è d’accordo posso darle 100 euro a pratica, mi mandi la carta della prepagata, che ti lascio la ricarica». Tentativi ripetuti a cui la destinataria dei messaggi non ha mai dato seguito, così come una collega dell'amministrazione che aveva notato diverse incongruenze nelle domande presentate che arrivavano dal Caf. Che ci fosse proprio Tuttoilmondo dietro l’organizzazione, si evincerebbe anche da un’altra intercettazione che farebbe riferimento a 500 euro di parcella da incassare per essere riuscito a far approvare il beneficio: «Tu in questo minuto mi devi dare 300 euro, quando la cosa è pronta altri 200», diceva a un cliente.

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